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Smart working e lavoro da remoto: sondaggio Microsoft

È trascorso più di anno da quando le varie forme di lavoro da remoto o in smart work si sono diffuse in modo capillare in Italia e nel mondo.

L’adozione del lavoro a distanza, come previsto, ha comportato alcuni cambiamenti radicali, alcuni prevedibili altri del tutto inaspettati.

L’evoluzione del lavoro sembra, sempre più, orientata verso un modello misto di lavoro remoto. Nel futuro, appare evidente aspettarsi nuove forme di lavoro ibride.

Alcuni dipendenti riprenderanno a lavorare presso gli uffici e altri, al contrario, continueranno a lavorare da casa.

L’articolo di oggi si basa su una ricerca condotta da Microsoft, l’azienda sta sperimentando il modello misto, attuandolo ai propri 160.000 dipendenti. Con quali risultati?

Lo smart working continuerà in futuro

La ricerca evidenzia la volontà, presente nel 70% dei lavoratori, di continuare a lavorare da remoto.
A tale dato, però, si contrappone anche un 65% di lavoratori che vorrebbe trascorrere più tempo di persona con il proprio team di lavoro.

La conseguenza è che in Microsoft stanno riprogettando gli spazi fisici, cercando di creare quanto più ambienti ibridi che consentano sia venire incontro alla necessità e alla volontà di lavorare a distanza, sia di relazionarsi dal vivo con altri lavoratori.

Nonostante lo smart working sia ormai adottato da oltre un anno, i dipendenti dichiarano il persistere di alcune criticità.

  • Il 42% di questi ancora non ha tutte le attrezzature necessarie per svolgere al meglio il lavoro.
  • Il 10% non dispone di una connessione Internet ultra veloce.
  • Quasi il 50% dei dipendenti dichiara di non ricevere supporto dal proprio datore di lavoro nell’affrontare le spese che il lavoro da remoto comporta.

Lo smart working è un vantaggio soprattutto per i dirigenti

Tra le categorie di lavoratori analizzate nello studio, quella che sembra più esser riuscita ad adattarsi al lavoro da remoto sono i dirigenti.

Questi dichiarano di costruire migliori relazioni in smart working, di guadagnare di più e di riuscire meglio ad usufruire delle ferie.

Altre categorie di lavoratori invece dichiarano un certo disagio. I lavoratori più in difficoltà risultano essere i giovani (Generazione Z) e le donne.

Work-life balance

Uno degli aspetti sul quale si è soffermata la ricerca è il work-life balance.

Tra gli obiettivi dello smart working, infatti, vi dovrebbe essere il raggiungimento di un corretto equilibrio tra vita privata e vita lavorativa.

È veramente così? Il 54% degli intervistati dichiara di sentirsi esausto.

Lavorare da remoto sembra aver aumentato i carichi di stress e risultano in aumento le riunioni e le conversazioni via chat.

Microsoft dichiara che gli utenti hanno più che raddoppiato il tempo trascorso sulla piattaforma Microsoft Teams.

Prendendo come esame il numero di e-mail inviate queste risultano aumentate di 40,6 miliardi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Le difficoltà della GenZ

La Generazione Z, coloro che sono nati tra la metà degli anni ’90 e il 2010, come anticipato, risulta la generazione che più sta soffrendo le forme di lavoro da remoto.

I giovani dichiarano di avere difficoltà a trasmettere le proprie idee, ed evidenziano di sentirsi poco coinvolti e poco entusiasti del lavoro che svolgono.

Le maggiori difficoltà risiedono nel fatto che i giovani lavoratori sono in genere ancora single e rischiano un isolamento maggiore rispetto coloro che ha già avuto il tempo di formarsi la famiglia.

Inoltre, la GenZ non dispone delle stesse risorse economiche appartenenti ad un lavoratore adulto di 40 o 50 anni.
Avere meno risorse economiche comporta il doversi adeguare in appartamenti e spazi non proprio idonei per lavorare in smart work.

Il lavoro è diventato più umano?

In conclusione, la ricerca condotta da Microsoft evidenzia che, nonostante molte persone stiano vivendo un periodo di stress senza precedenti; politiche volte a garantire un’assistenza all’infanzia adeguata, il desiderio di unirsi tra le persone per superare le difficoltà, una maggiore empatia, sono aspetti emersi durante la pandemia. Ciò, in un certo senso, ha rafforzato il lato umano delle persone.

Risulta quindi esserci maggior empatia, una maggiore tolleranza tra i lavoratori e in definitiva, è emerso un lato umano che rimaneva nascosto quando il lavoro si svolgeva esclusivamente presso le sedi aziendali.

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