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Lombricoltura da reddito: come iniziare, normativa e guadagni

La lombricoltura è un’attività emergente in Italia di sicuro interesse per chi desidera avviare un allevamento redditizio e diventare lombricoltore.

L’attività consiste nell’allevare i lombrichi, i quali permettono di creare il cosiddetto vermicompost o humus di lombrico.

Il vermicompost è un concime per le piante ottenuto dall’attività dei lombrichi, che trova sempre più utilizzo nell’agricoltura come fertilizzante biologico.

In questo approfondimento vedremo come avviare la lombricoltura da reddito, alcuni aspetti normativi, costi e ricavi.

Come iniziare la lombricoltura?

Per iniziare l’attività di lombricoltura è necessario disporre di un luogo idoneo per ospitare il lombricaio.

È sufficiente disporre di un appezzamento di terra e dell’accesso all’acqua.

I lombrichi sono animali molto resistenti, si adattano bene al clima presente nella maggior parte delle zone in Italia, anche montuose.

Secondariamente è bene accertarsi della presenza di aziende agricole nelle vicinanze potenzialmente interessate all’acquisto dell’humus prodotto.

Come vedremo nel corso di questa guida, l’aspetto interessante della lombricoltura è che non sono richiesti grandi investimenti. Per partire bisogna preparare una o più compostiere e acquistare:

  • Lombrichi,
  • carriola,
  • vanga,
  • rastrello
  • pompa per innaffiare la zona.

I lombrichi sono facilmente reperibili presso i negozi specializzati. Questi sono venduti vivi all’interno di un contenitore chiamato lettiera.

Esistono molteplici specie di lombrichi ma quelli idonei per l’allevamento appartengano alla classe degli epigei. In particolare, i più utilizzati sono i lombrichi rossi (Eisenia fetida).

Prima di avviare l’attività, il consiglio è di commissionare la realizzazione di un business plan e pianificare la visita ad una o più attività di lombricoltura.

Sebbene non sia richiesto un grande investimento, documentarsi bene su ogni aspetto è in questo caso ancor più importante considerato che, come vedremo nei prossimi paragrafi, la normativa prevista per la produzione di vermicompost è stringente.

Compostiera

Le compostiere anche conosciute come lombricompostiere sono disponibili in commercio sia già pronte, sia, con un po’ di pratica, è possibile realizzarne una.

Fondamentalmente le compostiere sono dei contenitori dotati di coperchio, in plastica o in legno, di varie dimensioni nei quali vengono inseriti gli scarti organici che in breve tempo si trasformano in sostanza nutritiva per i lombrichi.

Alimentazione

Una volta acquistato una o più compostiere, bisogna preparare i nutrimenti per i lombrichi. Questi hanno bisogno di cibo ogni dieci giorni. Dal cibo gli animali creeranno l’humus in soli 6 mesi.

I lombrichi orientativamente si nutrono di circa 80 chilogrammi di composto per ogni metro quadro di lettiera.

Una volta pronto il nutrimento va adagiato sulla lettiera e innaffiato. È importante mantenere il nutrimento sempre umido.

In questa fase il supporto di un agronomo potrebbe essere utile, in quanto il compostaggio creato dovrebbe avere un PH intorno a 7 al fine di essere commestibile per i lombrichi. Tutto il materiale organico viene generalmente conservato e preparato nei cumuli.

La fase preparatoria del cibo per i lombrichi è tra le più delicate. L’obiettivo è infatti riuscire a preparare un composto che agevoli il processo di trasformazione in humus. Fondamentalmente i lombrichi apprezzeranno qualsiasi tipologia di materia organica, soprattutto il letame.

Quest’ultimo aspetto è rilevante perché azzera una possibile voce di costo. Inoltre, il classico sacchetto dell’organico, da scarto diventa una fonte alimentare per gli animali. Pertanto, è possibile creare del cibo per i lombrichi creano una compostiera, la quale conterrà, a seconda dei casi, il composto organico.

In dettaglio:

Letame

Il letame è una delle principali fonti di sostentamento dei lombrichi. In particolare, il futuro lombricoltore può pensare di rifornirsi di questi scarti presso allevamenti: ovini, bovini, e di altri animali da pascolo.

Le linee guida consigliano di far riposare il letame per circa un mese prima di utilizzarlo come alimento per i lombrichi. Inoltre, è bene sottolineare che trascorsi 7 mesi il letame perde alcune proprietà nutritive e ciò compromette la qualità dell’humus prodotto.

Altro compost organico

Oltre al letame, nella lombricoltura come alimento sono utilizzati vari scarti di tipo organico. Da quelli prodotti in cucina: fondi di caffè, bucce di frutta, all’organico verde derivante cioè dalle operazioni di giardinaggio: foglie, piccoli rami, erba in generale.

Tuttavia, come vedremo nel prossimo paragrafo, utilizzare questa seconda tipologia di compost organico è consentito solo nel caso in cui l’humus non venga poi commercializzato con la dicitura di vermicompost o humus di lombrico.

Humus di lombrico

Il composto una volta raggiunto un PH neutro è pronto per essere utilizzato come fonte di nutrimento per le piante.

Generalmente un ottimo humus si riconosce perché non emana cattivi odori, è di colore marrone scuro tendente al nero, assorbe facilmente acqua e ha un’umidità inferiore al 50%.

Lombricoltura: la normativa italiana

Uno dei principali aspetti da tenere in considerazione prima di avviare la lombricoltura in Italia, riguarda le norme vigenti.

L’humus di lombrico o vermicompost può essere venduto solo il prodotto è derivato dal letame proveniente dagli allevamenti non industriali.

La norma è contenuta nel decreto legislativo n.75 del 29 aprile 2010, il quale ha revisionato la disciplina sui fertilizzanti.

Ciò non toglie che è possibile utilizzare altro compost organico diverso dal letame, tuttavia, il compost ottenuto è considerato misto e non vermicompost. Un aspetto non di poco conto se si considera che il solo humus proveniente dal letame di allevamenti non industriali ha un valore sul mercato molto superiore rispetto al compost misto.

Rimanendo in tema di normative, emergono altre questioni di cui l’aspirante lombricoltore deve tener conto.

In particolare, ad oggi l’attività non dispone ancora di un codice ATECO specifico, pertanto l’attività rientra nel codice 014990 (allevamento di altri animali).

Di conseguenza le tabelle ULA non risultano ancora definite. Tale aspetto reca alcune difficoltà nell’inquadramento dell’attività che necessitano un consulto con uno specialista in grado di definire ogni aspetto.

Inoltre, non è sufficiente produrre vermicompost secondo le suddette regole, ma è necessario ottenere l’accreditamento da parte di un laboratorio autorizzato. Quest’ultimo mediante appositi rilevamenti deve certificare che il prodotto rientri entro determinati parametri.

Lombricoltura: costi

Come anticipato avviare un’attività di lombricoltura da reddito è molto più economico rispetto ad altre tipologie di allevamento sia di bestiame ma anche di lumache.

I costi iniziali per un piccolo impianto possono essere stimati intorno ai 9.000 EUR e comprendono:

  • affitto di un piccolo terreno agricolo;
  • spese previste per aprire l’attività;
  • acquisto attrezzature;
  • acquisto lombrichi.

Avere già disponibilità di un piccolo appezzamento di terra riduce ulteriormente i costi.

In totale possiamo quindi dividere le voci di spesa in 5.000 EUR per il terreno, 1.500 per aprire la PIVA e la società, 500 euro in attrezzature e 2.000 EUR per impianto e lombrichi.

Come guadagnare con i lombrichi?

La lombricoltura è un’attività agricola che permette di guadagnare:

  • dalla vendita dei lombrichi
  • dalla vendita dell’humus e suoi derivati
  • dallo smaltimento dei rifiuti organici

Il compost viene acquistato dagli agricoltori i quali lo utilizzano per concimare il terreno avvalendosi di un prezioso fertilizzante naturale.

Si possono stimare in circa 40 euro i guadagni derivanti dalla vendita di un quintale di humus. Il ricavo può essere più elevato nel caso si riesca a vendere i sacchi di vermicompost accreditato al dettaglio. Mentre sono meno elevati in caso di compost generico rivenduto all’ingrosso.

Per una stima dei guadagni si consideri una produzione di 4.5 quintali di humus ogni metro quadro di impianto.

L’imprenditore può altresì generare ricavi sia vendendo i lombrichi stessi, i quali chiaramente si riprodurranno in grande quantità, sia occupandosi delle operazioni di ritiro del letame presso gli impianti di allevamento non industriale. Si consideri che i lombrichi possono essere venduti a circa 20 EUR al chilogrammo.

In conclusione, la lombricoltura sembra avere tutte le caratteristiche per chi è alla ricerca di un’idea di business a basso costo nel settore agricolo. Allo stesso modo può essere un’interessante attività da avviare in un’ottica di diversificazione per chi già è impegnato nel settore.

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