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Cambiare lavoro a 30 anni

L’esigenza di cambiare lavoro a 30 anni per trovare nuovi stimoli, maggiori opportunità e migliori guadagni è una scelta o almeno un pensiero che capita a chiunque nel corso della vita.

30 anni sono un’età importante nella vita di un lavoratore, quest’ultimo è ancora giovane ma non più così giovane da non avere alcuna responsabilità o incombenza di tipo economico.

In questo articolo, si vedrà cosa vuol dire cambiare lavoro a 30 anni, un articolo che tiene conto sia delle differenze rispetto a cambiare lavoro a 40 anni o a 50 anni, sia della cultura propria dell’Italia: un Paese dove a 30 anni si risiede ancora a casa con i genitori, al contrario di quanto avviene in altri stati dell’Europa.

A 30 anni si è ancora giovani, in Italia

Come riportato in una ricerca condotta da Eurostat nel 2019, la percentuale di giovani europei di età compresa tra i 25 e i 34 anni che vivono ancora con genitori è inferiore al 10%. Il dato, tuttavia, è una media.

In Paesi quali: la Danimarca, la Finlandia o la Svezia, i giovani sono abituati a lasciare il tetto familiare molto presto, intorno ai 20 anni, in Germania intorno ai 23 e in Italia?

Prima dei 30 anni, sempre in media, i giovani sono ancora nel medesimo appartamento dei genitori.

Tali differenze sono causate da aspetti culturali ma anche economici. Molti giovani, infatti, vorrebbero una propria indipendenza ma non hanno un lavoro o le possibilità economiche per ottenerla.

Alti tassi di disoccupazione giovanile, soprattutto nel Sud Italia e fenomeni sociali come la Neet Generation rendono di fatto arduo per un giovane essere indipendente dal punto di vista economico.

Ne consegue che cambiare lavoro a 30 anni è una possibilità e un privilegio per pochi.

A sostegno della suddetta tesi, vi è uno studio dell’Ocse il quale evidenzia tutti i problemi dell’Italia nel garantire ai giovani un’efficace e rapida transizione dalla scuola al lavoro.

In definitiva, per come è strutturato il sistema scolastico e universitario in Italia, un giovane, salvo complicazioni, riesce a conseguire una laurea magistrale intorno ai 27-28 anni e difficilmente trova un lavoro stabile prima dei 32-33 anni.

Riuscire ad avere un curriculum di livello prima dei 30 anni

La vera sfida per un lavoratore intorno ai 30 anni è riuscire ad acquisire sì una formazione scolastica e universitaria adeguata, ma anche cercare di ritagliarsi il tempo per poter lavorare ed iniziare ad arricchire il proprio curriculum.

È importante, al fine di riuscire a trovare un lavoro in linea con i propri studi, impegnarsi nei seguenti aspetti:

Costruire un network

Avere 30 anni nel 2020 significa essere nati nel 1990 ed essere nel bel mezzo della così detta generazione dei millennials. Ciò vuol dire: essere pratici con la tecnologia, con l’uso dei social network e godere di tutti i vantaggi portati dall’era digitale.

Al fine di farsi trovare pronti a cambiare lavoro a 30 anni, assume un ruolo decisivo avere un network di contatti e relazioni.

Disporre di una rete di contatti composta da persone più adulte, ex colleghi di scuola e universitari, ex datori avuti durante un lavoro di tipo stagionale o uno stage, aiuta enormemente nella ricerca di un nuovo lavoro.

Un network significa quindi: avere delle opportunità lavorative che non dipendono esclusivamente dall’invio di un curriculum.

Coltivare le proprie passioni

A 30 anni, in fondo, si è ancora giovani, non c’è niente di sbagliato nel provare una carriera da freelance o tentare di fare della propria passione un lavoro.

Un aspetto importante è: soffermarsi a riflettere su sé stessi, individuando i propri punti di forza e talenti e su questi iniziare a perseguire la nuova carriera lavorativa.

Continuare a studiare

Al giorno d’oggi il lavoro è molto dinamico, l’era digitale sta portando alla nascita di nuove professioni, altre invece, non hanno un futuro davanti a sé e presto diventeranno professioni obsolete. In un tale contesto, la cultura e lo studio assumono un ruolo fondamentale.

Indipendentemente dal proprio titolo di studi e dall’età, bisogna entrare nell’ottica che chiunque ha bisogno di continuare a formarsi ad esempio frequentando un MOOC: una vera opportunità per chiunque ha intenzione di dare una svolta alla propria carriera.

Non fare il passo più lungo della gamba

Vi sono alcune scelte che richiedono l’età giusta per essere intraprese. Coloro che a 30 anni hanno un lavoro che non piace e nutrono ambizioni di carriera diverse, devono evitare di superare alcuni punti di non ritorno.

Ad esempio: un giovane laureato in economia di 30 anni, in attesa di un lavoro coerente con i propri studi, ha ottenuto un contratto a tempo indeterminato per Amazon e percepisce una busta paga di 1.500 EUR al mese.

Il lavoro è dignitoso, gli permette di vivere abbastanza bene apre ad una possibilità: richiedere un mutuo della durata di 20 anni e acquistare casa. È evidente che, così facendo, il lavoratore di 30 anni con un mutuo da pagare fino ai 50 si sobbarca di una pressione non indifferente che potrebbe portarlo a rimanere ingabbiato nella posizione precedente non trovando mai il coraggio di cambiare lavoro.

Lavorare all’estero o con una clientela estera

Arrivati a 30 anni significa avere tanti altri anni di carriera lavorativa davanti a sé. Ciò vuol dire che: scelte oculate e responsabili portano dei vantaggi ben diversi rispetto un lavoratore prossimo alla pensione.

In tal senso, i vantaggi di un lavoratore dell’era digitale si traducono nella possibilità di mettere a disposizione le proprie competenze e talenti per aziende localizzate all’estero, senza neanche dover affrontare un trasferimento e un cambio culturale e nelle abitudini.

È possibile, infatti, approfittare della crescente offerta di posizioni lavorative interamente eseguibili da remoto o in Smart Work.

Provare a inviare un curriculum in un’azienda che offre la possibilità di lavorare in remoto e localizzata in paesi nei quali le retribuzioni sono più alte rispetto all’Italia, può essere un’opportunità per innovare la propria carriera a 30 anni un’età ancora positivamente valutata dai datori di lavoro.

Lavorare all’estero o con datori di lavoro per aziende estere richiede oltre che competenze specifiche nel settore lavorativo scelto anche la conoscenza di una seconda lingua come l’inglese , ancora meglio se abbinata alla conoscenza di una terza lingua.

Tra i Paesi europei che vantano la più alta retribuzione oraria, come riportato nell’ultima rilevazione Eurostat vi sono:

  • La Danimarca
  • La Svizzera
  • La Norvegia
  • L’Irlanda
  • La Svezia
  • Il Lussemburgo

A 30 anni, si è ancora giovani, si possono già evidenziare alcune esperienze lavorative e si ha l’energia per affrontare cambiamenti, anche importanti, nella propria vita.

Non pensare che si dovrà ricominciare da capo

È fuorviante pensare che cambiare lavoro a 30 anni significhi dover ripartire da zero perdendo eventuali avanzamenti di carriera, uno stipendio adeguato e uno status acquisito.

Le competenze, la formazione e le esperienze maturate nel corso degli anni rimangono e possono essere utilizzate per richiedere uno stipendio più elevato al datore di lavoro.

Concedersi un anno sabbatico

A volte è necessario concedersi un po’ di tempo per riflettere se sia il caso o meno di cambiare lavoro a 30 anni. Una possibilità concreta è quella di concedersi un anno sabbatico , il quale è previsto per ogni lavoratore con almeno 5 anni di esperienza, uno scenario quest’ultimo, verosimile per molti lavoratori con 30 anni di età.

Pensare che sia troppo tardi

Infine, a 30 anni magari può essere tardi per ambire a diventare un calciatore di serie A ma non per cambiare lavoro. Le proposte e le possibilità offerte dal mondo del lavoro sono tante e non è mai tardi per provare a impegnarsi in una nuova professione.

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