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Lavorare con il proprio podcast

Negli ultimi anni anche in Italia si sta diffondendo l’utilizzo dei podcast, sia nel campo dell’informazione e dell’intrattenimento che in quello della promozione. Si tratta di un canale di comunicazione di facile accesso e con una buonissima capacità di raggiungere il pubblico, se si realizza con professionalità e competenze. È un settore in piena espansione ma di cui si parla poco e verso il quale c’è una sorta di coltre di mistero che spesso spaventa molti che lo reputano qualcosa di riservato ad “addetti ai lavori”, ma in realtà è sempre più accessibile a chiunque.  

Che cos’è un podcast

Un podcast è un contenuto multimediale (principalmente audio ma anche video) che viene distribuito regolarmente attraverso delle piattaforme che scaricano i file periodicamente grazie ad un feed RSS. A differenza delle regolari trasmissioni broadcast di radio e televisioni (via etere o in streaming su internet) un contenuto podcast può essere usufruito in qualsiasi momento, ma a differenza dello streaming on demand non necessita di una connessione attiva in quel momento per essere riprodotto. Il dizionario statunitense New Oxford elesse “podcast” come parola dell’anno nel 2005: questo fa capire come siano anni che soprattutto negli Stati Uniti lo strumento abbia preso piede. 

Per usufruire di un podcast sono necessari semplicemente: 

  • Un supporto connesso a Internet (un PC, un tablet o uno smartphone) 
  • Un podcatcher, ovvero un’applicazione client apposita, in grado di scaricare i file 
  • Un abbonamento ad un servizio di podcasting (a pagamento o gratuito)

Ad oggi tutte le maggiori radio nazionali offrono le loro trasmissioni anche in podcasting (spesso in versione estesa, con maggiori contenuti), ma la maggior parte dei podcast disponibili non fanno capo alla grande editoria, bensì si tratta di lavori indipendenti. Creare un podcast è un lavoro che richiede un investimento tutto sommato contenuto in attrezzatura ed è in grado di raggiungere risultati davvero notevoli in poco tempo. Secondo una ricerca Nielsen commissionata da Audible, in Italia ci sono quasi 3 milioni di ascoltatori di podcast abituali, con un incremento in tre anni del 217%. Ad oggi il 20% degli ascolti complessivi su Spotify riguardano contenuti non musicali, e questa percentuale in crescita costante dimostra che il fenomeno podcast non è per niente passeggero. 

Nel campo dell’informazione, sono molte le inchieste giornalistiche che sono state offerte al pubblico sotto forma di podcast: il giornalista ha la possibilità di ricostruire le vicende con tutta la dovizia di particolari che ritiene necessaria, senza dover per forza essere costretto nei tempi limitati della trasmissione broadcast. Spesso queste inchieste sono state poi pubblicate sotto forma di libro o reportage televisivi. 

I podcaster indipendenti in genere iniziano per interesse verso un determinato argomento e per desiderio di condividere le proprie conoscenze e competenze, ma spesso si riesce a trasformare l’attività in una discreta fonte di entrate, o comunque in un valido supporto per un’attività commerciale. 

Come si diventa podcaster 

Dal momento che si tratta di un lavoro che concerne la produzione di contenuti informativi, il primo requisito per realizzare un podcast è quello di essere in grado di scrivere dei testi corretti e scorrevoli. Non bisogna essere laureati in lettere, ma avere esperienze di scrittura e magari aver seguito qualche lezione sul tema può aiutare. Inoltre, dal momento che i contenuti saranno diffusi via audio, avere una buona dizione è un requisito fondamentale per avere successo: i nostri ascoltatori dovranno capirci e trovare la nostra voce gradevole mentre ci ascoltano. 

Ovviamente, quale che sia il tema del nostro podcast, dovremo avere le competenze adatte per produrre contenuti sempre interessanti su base regolare, per cui sarà necessario sempre un lavoro di studio, approfondimento e aggiornamento per poter spingere i nostri ascoltatori a tornare ad ascoltare le puntate successive.

Dal punto di vista tecnico, per realizzare un podcast avremo bisogno di attrezzatura hardware, del software per registrarlo e del software per pubblicarlo online. Per quanto riguarda l’hardware, dovremo investire qualche soldo su un microfono adatto (evitiamo di utilizzare i microfoni integrati di PC o smartphone), con il suo supporto a braccio, fondamentale se registriamo lavorando a computer, dato che ogni tasto premuto suona come una martellata se il microfono è appoggiato allo stesso piano, ed il filtro anti pop, che serve ad evitare quelle fastidiose distorsioni sonore che si verificano quando si pronunciano le cosiddette consonanti “esplosive”, come la “P” o la “B”. 

Se prevediamo di registrare anche all’aperto, un apposito filtro anti vento è sicuramente un accessorio necessario. La qualità dell’audio è fondamentale, dato che il lavoro che facciamo sul contenuto può essere completamente vanificato se l’ascoltatore proverà fastidio nell’ascolto. In commercio possiamo trovare microfoni di varia qualità, generalmente il risultato è migliore quanto il prezzo dell’accessorio è più alto.

Per un risultato più che buono possiamo investire su un microfono a condensatore (che garantiscono maggiore qualità audio) con connessione USB attorno ai 60 EUR, come il Samson Meteor, ma se abbiamo un budget più alto possiamo dirigerci verso prodotti specifici per il podcasting che costano attorno ai 200 EUR, ad esempio il Rode Podcaster. I kit di accessori come supporto a braccio e filtri costano qualche decina di euro, per cui spendendo al massimo 300 EUR possiamo avere una piattaforma di registrazione di ottimo livello

Prestiamo qualche attenzione al luogo dove realizziamo il podcast: non abbiamo bisogno di uno studio di registrazione, ma sarà opportuno sistemarci in una stanza silenziosa e con poco riverbero. Attenzione perché normalmente non ci si fa troppo caso, ma spesso una stanza spoglia o con un arredamento essenziale tende a creare un effetto di riverbero che ad orecchio nudo magari non notiamo, ma che ascoltando la registrazione risulta estremamente fastidioso. È sufficiente avere qualche cuscino, tenda o comunque qualche cosa che spezzi la regolarità della stanza per attutire l’effetto. 

I software per fare podcast

Per registrare i file in formato mp3 possiamo utilizzare molti software distribuiti gratuitamente.

Il più utilizzato è Audacity, programma installabile sia su Windows che su Mac che permette, oltre che di registrare i file, anche di editarli successivamente. La semplicità di utilizzo e l’enorme comunità di utenti pronti a dare suggerimenti e aiuto lo rendono la scelta ideale per iniziare. Un’opzione più professionale può essere rappresentata da un programma come Adobe Audition, che è ormai lo standard per i professionisti che lavorano nel campo dell’audio. Se intendiamo fare del podcasting una parte importante del nostro lavoro, vale la pena spendere i soldi della licenza e il tempo necessario per imparare ad usarlo.  

Nel caso prevediamo di includere, oltre alla nostra voce, altri interventi al nostro podcast, dobbiamo prevedere degli strumenti per registrare le interviste. Innanzitutto ricordiamoci sempre di usare le cuffie quando registriamo un’intervista, altrimenti si verificherà un fastidiosissimo effetto di eco. Per registrare l’intervento del nostro interlocutore possiamo sfruttare un sito come Zencastr, che crea un link a cui possiamo collegarci contemporaneamente sia noi che il nostro intervistato, effettuare una conversazione ed in seguito scaricare direttamente il film mp3. Altrimenti possiamo pure effettuare una semplice chiamata attraverso Skype e registrarla con un software apposito, che può essere Call Recorder per Mac e Pamela per Windows. 

Con la registrazione salvata sul computer (e magari è sempre meglio effettuarne una copia di backup, nel caso qualcosa vada storto nell’editing o che in futuro ci serva nuovamente) dovremmo effettuare un lavoro di montaggio, ovvero tagliare qualche pezzo e rendere il nostro podcast più scorrevole e fluido possibile, possibilmente migliorando il più possibile la qualità audio. Già un programma come Audacity offre tutti gli strumenti utili ad effettuare l’editing, ma utilizzare un programma professionale come Adobe Audition può semplificarci molto il lavoro. Questa è la parte più lunga del lavoro del podcaster: un buon editing può richiedere anche il triplo del tempo utilizzato per la registrazione, perché bisogna sempre ascoltare prima e dopo ogni modifica per verificare i tagli effettuati. Un buon lavoro di preparazione dei contenuti prima della registrazione può sicuramente aiutare a ridurre al minimo il tempo dell’editing, ma comunque prepariamoci ad ascoltare più volte il nostro lavoro prima di avere un prodotto pronto da offrire al pubblico. 

Una volta che il nostro podcast è pronto, dobbiamo pensare a come distribuirlo. Ci sono varie piattaforme di distribuzione podcast sulla rete, e trovare quella più adatta alle nostre esigenze non è semplice. Il tema del nostro podcast, lo scopo per cui lo pubblichiamo, le sue modalità sono tutte variabili che possono influenzare la scelta della piattaforma migliore. La piattaforma podcast ti permette di: 

  • Avere uno spazio di hosting dove risiedono i tuoi file; 
  • Creare il feed RSS per distribuire i tuoi file; 
  • Aggiungere il feed alle applicazioni che permettono agli ascoltatori di scaricare i tuoi file (iTunesSpotify, Google PodcastsAudibleStitcher, etc.) 

Ci sono varie piattaforme esistenti che offrono questi servizi, ad esempio SoundcloudLybsin o Spreaker. L’ultima delle tre è in italiano ed offre un’iscrizione gratuita che può essere sufficiente per iniziare. Eventualmente anche l’iscrizione premium ha comunque un costo abbastanza contenuto, 72 € l’anno. Quando ci si registra su una piattaforma di podcasting, è importantissimo scegliere con cura il titolo: deve essere immediato, corto, facilmente memorizzabile e facile da scrivere (quindi evitiamo termini inglesi poco comuni). Anche il logo che andremo a scegliere dovrà essere esplicativo ma allo stesso tempo dovrà risaltare in mezzo agli altri. Un campo importantissimo su cui dovremo spendere molto tempo è quello della descrizione: in una casella di testo di circa 4000 caratteri dovremo riassumere le informazioni essenziali sul nostro podcast in una forma che ci permetta di risultare nelle ricerche sui vari argomenti trattati ma allo stesso tempo incuriosire l’ascoltatore e convincerlo ad abbonarsi (o quanto meno ad ascoltare l’episodio). Il feed RSS sarà inviato automaticamente alle varie app, oppure andremo a registrarlo manualmente (dipende da piattaforma e app, ma si tratta di operazioni semplicissime), e da adesso in poi la gente potrà registrarsi al nostro podcast e riceverà automaticamente tutti i nostri aggiornamenti. 

Idee per guadagnare con i podcast

Abbiamo visto come si fa materialmente a produrre un podcast, ma adesso la domanda che ci poniamo è questa: si guadagna con i podcast? La risposta non è così semplice: ci sono vari modi in cui l’attività di podcasting può risultare redditizia, ed è possibile concentrarsi su una di esse oppure combinarle insieme. Inoltre bisogna anche capire se il podcasting può essere un lavoro di per sé oppure un supporto per aumentare le entrate di un’altra attività. 

Pubblicità e podcast

Nel secondo caso, si parla di lead generation, ovvero di generazione di interesse presso i consumatori riguardo ai prodotti o ai servizi offerti da un’azienda. La creazione di un podcast legato ad un’attività consente di educare i clienti su nuovi servizi od offerte, e può generare nuovo traffico verso il sito web. Attraverso l’ascolto del podcast si crea un rapporto più personale con il consumatore, facendone crescere la fiducia verso l’azienda e potendo così veicolare informazioni su prodotti e servizi suscitando un interesse che difficilmente si può generare attraverso la parola scritta. Se si lavora come professionista esterno per un’azienda creando questo tipo di contenuti, la possibilità di avere una percentuale sui guadagni portati dal podcast può riservare interessanti entrate extra. 

Se invece vogliamo guadagnare dalla produzione di un podcast non legato ad altra attività, la prima opzione a cui possiamo pensare è la vendita di pubblicità. Possiamo inserire annunci pubblicitari preroll, ovvero all’inizio della riproduzione del podcast, oppure inserirli in determinati momenti durante il podcast. Un podcaster può vendere direttamente la pubblicità (può essere una buona strada per podcast estremamente specialistici, dove una nicchia ben definita di pubblico può essere raggiunta con inserzioni mirate) oppure registrarsi nelle reti podcast che vendono pubblicità in base alle categorie. Ma i soldi che possono arrivare dalla pubblicità difficilmente raggiungono cifre elevate, soprattutto agli inizi. Il 90% del mercato pubblicitario su Internet in Italia è in mano ai colossi come Google e Facebook, agli altri operatori restano solo le briciole che spesso sono sufficienti a malapena a coprire le spese. 

Più che alle inserzioni pubblicitarie, dobbiamo pensare piuttosto al marketing affiliato, ovvero alla partnership con aziende che offrono prodotti affini ai temi trattati nel podcast. Ad esempio, se realizziamo un podcast dedicato alla pesca sportiva, possiamo stringere degli accordi con produttori di attrezzatura per la pesca e avere una percentuale sulle vendite generate dal nostro rinvio (attraverso dei link dalla scheda del nostro podcast o con codici promozionali appositi).

Le commissioni vanno dal 10 al 50% di solito, ma alcuni accordi di marketing affiliato offrono commissioni che possono arrivare anche al 70/80%. Possiamo scegliere di avere un vero e proprio sponsor per le nostre trasmissioni, oppure cercare di volta in volta il miglior offerente e realizzare degli endorsement a determinati prodotti durante le nostre trasmissioni: on line è possibile comunicare efficacemente e in maniera mirata il valore di un prodotto, che risulta utile qualora quest’ultimo soffra una grossa concorrenza sul prezzo, che potrebbe rendere difficile la propria vendita sul mercato. Il consumatore on line viene sempre attratto dal costo più basso, ma in un podcast si possono esaltare le proprietà di un prodotto che giustificano la differenza di prezzo rispetto ai competitor. 

Vendere un podcast

Un’altra via di monetizzare il podcast è offrirlo come prodotto: si può offrire una sottoscrizione a pagamento, ma è una cosa a cui potremo pensare solo dopo aver raggiunto un certo successo:  l’80% delle persone si aspetta un regalo, mentre il 20% è disposto a spendere ma a condizione che hai già creato valore intorno al tuo prodotto, che viene così percepito degno di approfondimento. Il primo prodotto che il pubblico conosce è il contenuto libero, che rendi disponibile a tutti. 

Si può commercializzare il podcast sotto altra forma successivamente, principalmente come libro cartaceo (ci sono molti siti che possono stampare libri on-demand) o come e-book. Oppure, possiamo anche pensare di realizzare una app per smartphone che raccolga il materiale “didattico” dei nostri podcast, che può essere a pagamento oppure gratuita con pubblicità. Se nei nostri podcast offriamo lezioni di giardinaggio, fai da te, yoga e via discorrendo, possiamo pensare di integrare i nostri testi con altro materiale (schemi, guide grafiche, etc.) e offrire una sorta di versione premium del nostro podcast. 

Il podcast può essere anche un veicolo per offrire consulenze personalizzate, soprattutto se trattiamo temi che possono essere declinati in maniera personale. Se nel nostro podcast parliamo di temi come marketing, strategie di investimento o consulenze legali o fiscali, possiamo offrire servizi di consulenza personali all’interno dei nostri podcast. Ma anche temi più popolari come sport, musica o altro possono sfociare in servizi di coaching personalizzato. 

Infine, si può anche chiedere al pubblico di contribuire al nostro podcast attraverso donazioni. Ci sono molte piattaforme come Patreon che ci permettono di convogliare le donazioni per i nostri progetti, soprattutto se si tratta di ambiti artistico-culturali o di inchiesta. In base al successo che puoi raggiungere e al grado di coinvolgimento che puoi generare negli ascoltatori, la donazione libera può risultare più redditizia di un abbonamento fisso. 

Come abbiamo visto, il podcaster ha di fronte moltissime strade per guadagnare dalla sua attività, ma difficilmente potrà percorrerne solo una.

Trovare il giusto bilanciamento tra le varie forme di guadagno che possiamo incorporare nel nostro podcast è probabilmente la parte più difficile del nostro progetto, e solo studiando per bene le formule dei podcast più affermati possiamo tentare di trovare la nostra strada. 

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