Quali talenti nel futuro del lavoro?

Una serie di dati possono spiegare bene quale tipo di forza lavoro è lecito aspettarsi in un futuro non troppo lontano. Esistono infatti dei fattori condivisi che possono dare un quadro generale di quelle che sono le tendenze in atto nella formazione di nuovo personale qualificato, ed i risultati conseguiti nel percorso scolastico e formativo possono lo spunto e la base di partenza per dei ragionamenti più ampi su quelli che saranno i nuovi lavoratori specializzati delle prossime decadi.

Avere questo tipo di informazione è importante non solo dal punto di vista meramente previsionale, ma indica anche quella che potrebbe essere la strada da seguire per orientare una futura formazione ed avere un traguardo visibile da raggiungere in termini di preparazione sperata dei nuovi candidati.

Il campo di valutazione dei futuri candidati

Per avere un quadro complessivo della situazione sulle future nuove leve dell’occupazione è necessario avere un campo condiviso da cui proiettare i dati utili alla valutazione. Per fare questo uno studio britannico ha utilizzato come base per tutti gli studenti i risultati scolastici conseguiti durante la frequentazione del GCSE. Con questo acronimo si intende indicare il General Certificate of Secondary Education, in pratica un titolo di studio riconosciuto a livello internazionale rilasciato al termine dei primi due anni di scuola superiore. Il certificato internazionale GCSE è molto apprezzato da università ed aziende di tutto il mondo, perché fornisce una misura esatta della preparazione del candidato e garantisce anche una preparazione eccellente per i futuri step formativi da intraprendere in età giovanile.

Questo percorso formativo internazionale è attualmente disponibile in Gran Bretagna e Sati Uniti, e prevede rigorosi esami finali, che qualora fossero superati con profitto forniscono gli attestati GCSE in tutte le materie interessate dalle prove finali. La durata del programma di studi è di due anni e per partecipare è necessaria una buona preparazione nella lingua inglese (sono previsti dei punteggi minimi nei corsi di lingua inglese a riconoscimento internazionale).

Infine il piano di studi GCSE prevede una formazione ad ampio respiro multi disciplinare: si potranno scegliere piani partendo da un gruppo principale di materie in base agli obiettivi formativi da raggiungere ed integrarli con corsi a scelta. Il gruppo di materie principale è formato da lingua inglese, matematica e scienze alla quale aggiungere i corsi in ambito linguistico artistico e umanistico.

Gli studenti cinesi davanti a tutti

Secondo un rapporto dell’istituto di politica ed istruzione del regno unito (EPI) gli studenti cinesi sono apparsi più avanti dei loro omologhi britannici e non solo. L’analisi condotta prende in esame il tempo medio per il conseguimento degli attestati finali CGSE nelle varie materie, e denota una maggiore velocità e risultati più brillanti. Ma vediamo un po’ di dati per dare un’idea della situazione generale.

Gli alunni cinesi, che rappresentano lo 0,4 per cento della popolazione studentesca totale, ottengono risultati “significativamente migliori” in matematica e in inglese e all’età di 16 anni sono 24,8 mesi avanti rispetto ai loro omologhi britannici.

Analizzando i dati del database nazionale degli alunni del Dipartimento dell’Educazione, i ricercatori hanno anche scoperto che gli studenti indiani sono più avanti di un anno (14,2 mesi) rispetto agli allievi britannici entro la fine dei GCSE.

Nel frattempo, gli studenti dei Caraibi sono rimasti indietro di 2,2 mesi rispetto agli allievi britannici e hanno compiuto i progressi minimi dal 2011.

Il rapporto ha anche scoperto che i poveri adolescenti sono 18 mesi indietro rispetto ai loro colleghi più ricchi nei loro GCSE e che i progressi nella chiusura del divario si sono arrestati.

Il divario di raggiungimento del GCSE tra alunni svantaggiati e le loro controparti più ricche si è leggermente ampliato tra il 2017 e il 2018, suggerisce il rapporto annuale dell’EPI.

I progressi sono crollati per la prima volta dal 2011 e, se la recente tendenza quinquennale continua, la ricerca conclude che ci vorranno più di 500 anni per colmare il divario.

Quando hanno preso i loro GCSE, il rapporto ha scoperto che erano in ritardo di 18,1 mesi in termini di conseguimento medio in inglese e matematica – allargandosi di due mesi dal 2017. Per tutte le altre materie GCSE, la cifra è rimasta invariata rispetto al 2017 a 18,4 mesi.

L’analisi dei dati per capire il futuro del lavoro

Soprattutto l’ultimo dato visto, quello relativo a studenti ricchi e poveri, è particolarmente allarmante per quello che riguarda la mobilità sociale. Le notevoli difficoltà palesate da studenti in situazioni economiche disagiate rischiano di paralizzare l’ascensore sociale in un prossimo futuro, ancor più di quello che è successo negli ultimi decenni. La mancanza di risultati brillanti non consentirà quindi l’accesso a posizioni lavorative di prestigio, acuendo quella che rischia di diventare una vera e propria piaga sociale.

I risultati della ricerca mostrano invece come l’unica parte di mondo in cui l’elevazione sociale è possibile è quella delle nuove super potenze. Anche qui il processo che ha portato a questi risultati parte però da lontano, e sono almeno 20 anni che questo fattore si è innescato, partendo da una crescita economica delle zone del mondo come Cina e India, fino a garantire risultati brillanti per le nuove leve impiegate nella formazione. Non possiamo certo parlare di studenti cinesi e indiani come disagiati economicamente oramai e la tendenza visibile negli ultimi tempi sta trovando una conferma in questi risultati. Se infatti sempre più spesso è possibile trovare candidati indiani e cinesi posizionarsi in posizioni apicali delle grandi aziende, dall’altro lato la cosa sembra non potersi arrestare con studenti europei in difficoltà nel raggiungere gli stessi obiettivi in minor tempo.

Il fattore del tempo non è certamente secondario quando parliamo della proposta di nuovi candidati per il lavoro. Primo fattore è quello dell’occupazione di posti disponibili, con i migliori lavori che sono ad appannaggio di chi entra prima nel mercato del lavoro. In secondo luogo bisogna anche valutare la natura mutevole del mercato del lavoro odierno, che sforna ogni anno nuove posizioni per lavori che prima non esistevano. Trovando meno concorrenza e arrivando prima degli omologhi europei, molti dei nuovi lavori soprattutto nell’ambito digitale, sono terreno di conquista per candidati cinesi e indiani, che si possono proporre prima e con credenziali più solide davanti a queste nuove mansioni.

Come equilibrare la situazione dei candidati al lavoro

Alla luce di questi risultati in Inghilterra si stanno interrogando da qualche anno su come invertire la rotta e fornire maggiori strumenti agli alunni che si avvicinano a questo percorso formativo.

David Laws, presidente esecutivo di EPI ed ex ministro delle scuole Lib Dem, ha dichiarato che “Abbiamo bisogno di un rinnovato impulso politico per ridurre il divario dello svantaggio – e questo deve essere basato sull’evidenza di ciò che ha un impatto, piuttosto che sull’ideologia politica o sulle congetture.”

Ma il governo ha affermato che il divario si è “notevolmente ridotto” negli ultimi anni.

Nick Gibb, ministro degli standard scolastici, ha dichiarato: “Stiamo investendo 2,4 miliardi di sterline quest’anno da solo attraverso il premio Pupil per aiutare i bambini più svantaggiati.

“Gli insegnanti e i dirigenti scolastici stanno contribuendo a innalzare gli standard in tutto il paese, con l’85% dei bambini ora in scuole buone o eccezionali rispetto a solo il 66% nel 2010, ma c’è ancora molto da fare per continuare ad attrarre e mantenere i talenti individuati nelle nostre classi “.

Il punto focale è proprio l’ultimo toccato. Il mantenimento dei talenti è in assoluto una delle missioni più importanti in prospettiva che i paesi europei dovranno portare a termini. Senza politiche volte al supporto dei giovani formati nei paesi di origine, il futuro porterà vantaggi enormi ai paesi come Cina e India che possono sfornare menti brillanti in continuazione. La situazione sarà poi ancor più squilibrata quando questi paesi potranno godere di strutture di ricerca in grado di attrarre i talenti anche dai paesi esteri come peraltro già accade da qualche tempo. In pratica se non ci si concentra sulle politiche di supporto alla ricerca si rischia di vanificare il lavoro di formazione fatto in precedenza, trovandosi a lavorare di fatto per fornire candidati brillanti ad altri paesi.

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