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Omeopata, quale lavoro svolge e quanto guadagna

Attorno all’omeopatia circolano voci e dicerie di ogni tipo. Le istituzioni della medicina internazionale ne hanno sconfessato l’efficacia, non ritenendo sufficienti gli studi che sono stati svolti. 

Ciononostante, è possibile operare come omeopata, oltre a produrre e vendere prodotti omeopatici.

In questa guida al mestiere di omeopata cercheremo di capire quali sono le particolarità di questo lavoro, e parleremo anche di formazione e possibilità di guadagni. 

Cos’è l’omeopatia

L’omeopatia è una disciplina medica alternativa che nata a metà del 1800, per opera del lavoro del medico tedesco Samuel Hahnemann.

Il principio assoluto su cui la disciplina si fonda è “similia similibus curantur” cioè “il simile cura il simile”. In sostanza, si tratta di utilizzare una sostanza con effetti simili a quelli della malattia o del disturbo per trattarlo. 

Alcuni esempi semplici da comprendere sono: 

  • usare una sostanza che induce il vomito per curare la nausea; 
  • trattare un avvelenamento con la stessa sostanza che l’ha causato; 
  • curare la febbre con una sostanza che nelle persone sane causa un innalzamento della temperatura del corpo. 

Le sostanze usate nelle preparazioni omeopatiche sono al 70% proveniente da vegetali (cortecce, foglie, radici, bacche), ma possono venire usati anche estratti di pietre e minerali, come componenti provenienti da animali, come il veleno di ape o di vipera.

Ovviamente, per non rendere pericolosa la procedura, la sostanza deve essere diluita. 

Le diluizioni producono la “potenza”, cioè la quantità di sostanza iniziale presente nel preparato finale. 

Purtroppo le diluizioni progressive sono talmente tante, ripetute e con quantità di solvente (cioè di acqua) tale da rendere inesistente la sostanza originale nel preparato finale. 

Chimicamente parlando, nei preparati omeopatici non è presente altro che acqua e zucchero. 

Questo è il principale punto usato dai detrattori della pratica per sconfessarne l’efficacia, effettivamente mai dimostrata dagli studi scientifici. 

L’unico paese in cui l’omeopatia ha riscontrato un crescente numero di utilizzatori negli ultimi 10 anni è l’India. In Inghilterra, Europa, Stati Uniti, Sud America e Asia, i consumatori di prodotti omeopatici calano di anno in anno, indubbiamente per le locali campagne di disincentivazione all’uso di medicine alternative e preparati senza efficacia certificata da enti scientifici riconosciuti. 

Legislazione in Italia 

Analizziamo meglio alcuni aspetti della legislazione vigente in Italia. 

La normativa europea 2001/83/CE definisce medicinale omeopatico “ogni medicinale ottenuto a partire da sostanze denominate materiali di partenza per preparazioni omeopatiche o ceppi omeopatici, secondo un processo di produzione omeopatico descritto dalla farmacopea europea o, in assenza di tale descrizione, dalle farmacopee utilizzate ufficialmente negli Stati membri della Comunità europea; un medicinale omeopatico può contenere più sostanze”. 

L’articolo 8 della stessa legge obbliga anche i produttori e i rivenditori (cioè le farmacie) a riportare sul foglietto illustrativo la dicitura “senza indicazioni terapeutiche approvate”. 

Le uniche persone a poter prescrivere o vendere farmaci omeopatici sono: 

Inoltre, i farmaci omeopatici si possono acquistare esclusivamente in farmacia. 

La situazione insomma è molto complessa. Da una parte è solamente uno specialista a poter prescrivere e vendere il farmaco: dall’altro è scritto letteralmente sulla sua confezione che la sua efficacia non è provata e non ci sono prove a sostegno di proprietà terapeutiche e curative. 

Chi è l’omeopata

L’omeopata è necessariamente un medico-chirurgo, o veterinario, con una specializzazione in questa branca della medicina alternativa. 

Ecco come si svolge una visita dall’omeopata. 

Al primo colloquio, medico e paziente devono scambiarsi tutte le informazioni necessarie a stilare l’anamnesi. 

L’anamnesi indaga: 

  • i sintomi e i disturbi, la loro durata e frequenza (da quanto tempo esiste questo sintomo?, si presenta da solo o in combinazione con altri disturbi?, è recente o vecchio?, si aggrava la mattina o la sera?, è costante? è localizzato o migra sul corpo?, risponde positivamente o negativamente al calore, al freddo, alla pressione, al riposo? si sono mai verificati in precedenza problemi simili?, quali farmaci e trattamenti sono stati tentati?, qual è stato il loro esito?); 
  • le patologie pregresse, gli interventi chirurgici, i farmaci assunti, le terapie tentate (il paziente ha mai sofferto di altre malattie o disturbi, simili o diversi da quello per cui visita l’omeopata?, ha condizioni croniche come il diabete, la pressione alta, l’artrosi?, quali terapie ha seguito?, con quali esiti?, ha allergie?, ha mai avuto reazioni avverse a qualche farmaco?, si è mai sottoposto ad un ciclo di cure? ad un intervento chirurgico?); 
  • le patologie familiari (in famiglia qualcuno ha una malattia con sintomi simili?, altre patologie?, che cure ha seguito?, con quale esito?); 
  • lo stato fisico e psicologico generale della persona (età, attività fisica, alimentazione, peso, altezza, usa tutori per la deambulazione, è autonomo, non è autonomo, e così via). 

Raccolta l’anamnesi si passa ad una visita pratica. L’omeopata visita il paziente, ausculta il torace, controlla la pelle, verifica la funzionalità della parte del corpo coinvolta. Questi primi test possono indirizzare lo specialista verso una certa diagnosi, cioè alla ricerca di una causa del malessere.

Si passa poi a formulare un’ipotesi di diagnosi, cioè una spiegazione che motivi la presenza dei sintomi e del disturbo. 

L’omeopata deve poi confermare o smentire la propria diagnosi. Può avvalersi di strumenti come: 

  • visite, esami ed accertamenti più approfonditi, anche con altri medici e professionisti sanitari; 
  • farmaci omeopatici necessari alla cura del disturbo; 
  • l’esito delle indagini supplementari (TAC, radiografie, ecografie, esami del sangue, della vista, dell’udito, delle urine, eccetera). 

Dopo un certo periodo di tempo il paziente dovrà essere visitato nuovamente, per correggere la terapia se la prima ipotesi non è stata efficace, e fare il follow-up, cioè la visita di controllo e mantenimento dello stato di salute. 

Il periodo che passa tra la prima visita e le successive è regolato in base all’entità del disturbo, alle valutazioni del professionista e degli eventuali colleghi coinvolti, al recupero della funzionalità, alla sparizione o all’aggravamento dei sintomi.

Formazione dell’omeopata

Per diventare omeopati è necessario: 

  • superare il test di ammissione alla facoltà di Medicina e Chirurgia; 
  • superare tutti gli esami previsti per i 6 anni della facoltà; 
  • eseguire il tirocinio clinico di 3 mesi, diviso tra reparti di medicina generale, chirurgia e medicina territoriale; 
  • superare l’Esame di Stato finale; 
  • essere iscritti all’albo provinciale dei medici. 

Poi, si sceglie la scuola di specializzazione in Omeopatia, appunto. 

In Italia sono tenute dalla Fiamo (13 in tutta la nazione), dalla Simo (Bologna e Trentino Alto Adige) e da alcune scuole indipendenti e riconosciute dagli albi locali. 

Durante la specializzazione è previsto un monte minimo di 600 ore di tirocinio, tra teoria, seminari e pratica in affiancamento a professionisti affermati. Successivamente si ottiene un attestato di Medico Omeopata. 

Per esercitare come liberi professionisti è necessario lavorare per almeno 2 anni come medico omeopata e poi iscriversi al Registro nazionale Medici Omeopati. 

Abilità e competenze di un omeopata

Come sempre, dividiamo le competenze dei professionisti in due categorie: quelle tecniche e quelle interpersonali. 

Competenze tecniche

Le competenze tecniche sono sempre: 

  • misurabili, tramite test, diplomi, attestati, esami; 
  • imparabili con lo studio; 
  • proprie di ogni singolo mestiere: lo caratterizzano e lo distinguono da tutte le altre professioni. 

Le principali competenze tecniche per un omeopata sono: 

  • conoscenza di tutti i principi e le tecniche della medicina tradizionale; 
  • conoscenza dei principi, delle tecniche e dei farmaci usati in omeopatia, incluse le loro interazioni con i farmaci e trattamenti ortodossi; 
  • conoscenza di deontologia, normative e leggi che disciplinano il mestiere. 

Competenze interpersonali

Le competenze interpersonali sono, invece: 

  • non misurabili; 
  • apprendibili sia con lo studio che con le esperienze di vita quotidiana; 
  • comuni a diverse professioni ed impieghi. 

Le più importanti competenze interpersonali di un omeopata sono: 

  • ascolto attivo nei confronti del paziente; 
  • empatia, capacità di immedesimazione ed interpretazione del comportamento, dell’umore e delle sensazioni dell’assistito; 
  • comunicazione trasparente ed efficace, anche con un tono semplice e chiaro per rendere le informazioni comprensibili al malato. 
  • la volontà di rimanere continuamente aggiornati su nuove pubblicazioni, test, risultati di indagini, necessarie a migliorare la propria competenza e ad offrire terapie sempre più efficaci ai pazienti.

Carriera e guadagni dell’omeopata

Lo stipendio medio di un medico omeopata, a metà della sua carriera, si aggira attorno ai 40.000 euro l’anno. 

I luoghi di lavoro

Sono tre i principali luoghi di lavoro di un medico omeopata. 

Il primo è la libera professione. Ovviamente, come libero professionista, l’omeopata dovrà: 

  • trovare da solo i nuovi pazienti; 
  • gestire i propri contatti, la segreteria, il sito internet per promuovere la propria attività, i social network per incentivare il passaparola; 
  • dedicarsi alla burocrazia e al pagamento delle tasse, da solo o con l’aiuto di un commercialista. 

Il secondo è il lavoro clinico, in istituti privati o pubblici, come supporto ai colleghi che si occupano di medicina convenzionale.  

Il terzo ed ultimo è l’insegnamento, in una delle scuole di specializzazione in Italia o all’estero che si occupano di questa disciplina. 

Il futuro del mestiere

Sono molto pochi i paesi in cui i pazienti che decidono di curarsi con sistemi omeopatici crescono e non calano. Uno di questi è, come abbiamo accennato, l’India, dove la medicina tradizionale e non ortodossa è particolarmente tenuta in considerazione.

Eppure, tra il 2014 e il 2018, si è registrato un +1,5% di questi professionisti, con 4.000 nuovi omeopati che hanno completato la propria registrazione agli elenchi nazionali. 

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