Professione Farmacista
Quando pensiamo al nostro farmacista, lo associamo ad una sorta di “aiutante” del medico di famiglia in grado di decifrarne la scrittura, un collaboratore capace di dispensare la giusta medicina che permetterà di lenire il doloroso disturbo che accusiamo. In effetti la figura del farmacista si presenta come punto di connessione tra medico, paziente e struttura sanitaria, conferendo a questa professione un ruolo cruciale a livello sanitario, sociale ed economico.
La figura del farmacista non è per nulla rilegata alla sola farmacia in sé, anche se nell’immaginario comune la si vede in camice bianco dietro al bancone del negozio con alle spalle schedari pieni di pillole e confezioni colorate.
Un farmacista può lavorare nel campo della ricerca, studiando e sviluppando nuove terapie farmacologiche e testando nuovi farmaci, nell’industria farmaceutica nell’ambito del controllo qualità, esaminando in laboratorio dati scientifici per la progettazione di nuovi prodotti, o nell’ambito ospedaliero o delle ASL.
La sua responsabilità quindi, oltre a quella di ricerca, sviluppo ed allestimento di farmaci o prodotti cosmetici e alimentari (come ad esempio gli integratori), è anche quella della loro conservazione, del controllo e della distribuzione. Inoltre, un laureato in farmacia può intraprendere la strada della consulenza e dell’insegnamento, lavorando come docente nelle scuole secondarie, insegnando principalmente materie scientifiche.
Non è da sottovalutare infine la funzione sociale di questa professione.
Il farmacista presta un servizio molto importante al cittadino e alla collettività, creando un collegamento tra il paziente e le varie realtà sanitarie (laboratori di analisi, studi medici specializzati, centri di prelievo o d’esame), raccogliendo il materiale per effettuare gli screening di massa promossi dal Sistema Sanitario Nazionale, e favorendo campagne di sensibilizzazione su tematiche come, ad esempio, la prevenzione delle malattie cardiovascolari attraverso una corretta e sana alimentazione.
Da circa un decennio si parla effettivamente di farmacia dei servizi, in quanto il cliente/paziente che varca la soglia della sua farmacia di riferimento vi può trovare una serie di attività che lo aiutano nella gestione della persona e della propria salute.
Tra le prestazioni analitiche di prima istanza effettuabili in farmacia ci sono i test per la determinazione di glicemia, colesterolo e trigliceridi, i test per la misurazione dell’emoglobina e della creatinina, la misurazione non invasiva della pressione arteriosa, incluso il monitoraggio della pressione durante la giornata (holter pressorio) o l’effettuazione di elettrocardiogramma con modalità di telemedicina in collegamento con centri di cardiologia accreditati dalla Regione.
Con la venuta della pandemia da covid-19 si sta discutendo di abilitare anche la figura professionale dei farmacisti all’esecuzione di tamponi o alla somministrazione del vaccino ai pazienti che ne hanno bisogno o fanno richiesta. Per questo motivo ma soprattutto per la loro tutela, la categoria sta cercando di ottenere una revisione del contratto stesso, di cui l’ultimo aggiornamento è stato nel 2009.
Certamente il servizio più grande che il farmacista offre alla comunità è la disponibilità e l’empatia verso i suoi clienti.
Tabella dei contenuti
Qual è il percorso di studi per diventare farmacista?
Il percorso di studi del farmacista prevede il conseguimento della laurea magistrale in Farmacia oppure della laurea in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche (CTF), entrambe a ciclo unico e a durata quinquennale.
I corsi hanno l’obiettivo di fornire le basi teoriche e le competenze pratiche per formare una figura professionale “esperta del farmaco” a tutto tondo, in grado quindi di dispensare correttamente i farmaci e assicurarne l’efficacia terapeutica.
Mentre i primi anni sono orientati alla formazione teorica (matematica, fisica, chimica generale e organica, biochimica, anatomia, fisiologia, microbiologia), nell’ultimo anno di Corso vengono solitamente approfondite anche competenze pratiche e professionalizzanti come economia, marketing e biochimica clinica.
Ma il titolo di studio non basta, sono altresì obbligatori tre passaggi:
- l’esame di stato abilitante allo svolgimento della professione, un ulteriore esame da superare composto da prove scritte, orali e pratiche;
- l’iscrizione all’albo dei Farmacisti, che rende il dottore magistrale membro dell’Ordine dei farmacisti ed in quanto tale un professionista con obblighi morali ed etici. È previsto il pagamento di una quota annuale;
- l’iscrizione all’ENPAF, Ente Nazionale Previdenziale dei Farmacisti, trattasi di una quota da pagare obbligatoriamente.
La carriera di un farmacista in una farmacia avrà inizio con un apprendistato obbligatorio della durata di due anni, al termine del quale otterrà il titolo di Farmacista Collaboratore di Primo Livello.
I livelli previsti dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL) per i dipendenti da farmacia privata sono (cit.):
- Quadro: la qualifica di quadro viene attribuita in funzione del livello di professionalità e delle particolari responsabilità connesse con l’esercizio della professione, al farmacista Direttore di Farmacia (primo livello super), ed al farmacista Collaboratore (primo livello) dopo 24 mesi di servizio nella qualifica;
- Primo livello super, ovvero farmacista Direttore di Farmacia: la qualifica di Direttore di Farmacia è configurabile solo nel caso in cui il cui titolare non sia farmacista, nelle gestioni ereditarie e nelle società di farmacisti;
- Primo livello, ovvero Farmacista Collaboratore: dopo 24 mesi di servizio nella qualifica.
Si può lavorare in una farmacia come commessa?
Non di soli farmacisti è costituita una farmacia. Esistono altre mansioni che si possono svolgere in farmacia, tra tutte quella della commessa, ma anche del magazziniere, del contabile o degli addetti alla pulizia e alla sanificazione.
La distinzione che si fa gergalmente nell’ambiente è quella tra il personale dietro al banco e quello fuori dal banco. La commessa può seguire il cliente nella scelta di prodotti non sanitari, non potendo -per contratto- dispensare farmaci o dare avvertimenti o consigli su questi, non avendone le competenze.
Quali sono i requisiti per aprire una farmacia?
L’istituzione di nuove sedi farmaceutiche avviene in base a quella che viene definita pianta organica delle farmacie. È una pianta organica provinciale che indica il numero di farmacie esistenti e il numero di farmacie previste per ogni comune. Il criterio demografico che si utilizza al fine di valutare il corretto numero di farmacie che devono risiedere nel territorio comunale è il seguente:
- una farmacia ogni 5000 abitanti in comuni con popolazione inferiore ai 12500 abitanti;
- una farmacia ogni 4000 abitanti negli altri casi.
Il comune ha l’obbligo di revisionare la pianta organica delle farmacie ogni due anni, individuando le possibili farmacie di nuova istituzione oppure quelle da sopprimere.
La classificazione di una farmacia avviene sulla base di due analisi:
- in base al numero degli abitanti del comune in cui risiede;
- in base alla titolarità.
Si dice farmacia urbana per i comuni ed i centri abitati con una popolazione superiore ai 5000 abitanti.
Si dice farmacia rurale per i comuni ed i centri abitati con una popolazione inferiore a 5000 abitanti.
Quest’ultima può essere ordinaria o sussidiata.
La farmacia rurale ordinaria è per comuni o centri abitati con una popolazione superiore ai 3300 abitanti, mentre quella sussidiata è per quelli inferiori ai 3300 abitanti. Si chiama così perché ha diritto a un’indennità di residenza.
La farmacia rurale sussidiata ha un ruolo molto importante, sia a livello sanitario che sociale, in quanto spesso è l’unico presidio medico presente nel territorio, geograficamente disagiato. È aperta tutti i giorni h24 e tutto l’anno.
Come si diventa titolari di una farmacia?
Prima di rispondere a questa domanda, bisogna fare una distinzione tra farmacia privata e farmacia comunale. Come in una qualsiasi altra azienda privata, il proprietario di una farmacia, cioè colui che investe il denaro nell’acquisizione della licenza, è di fatto il titolare. Non è obbligatorio però che il titolare sia anche il direttore della farmacia, quindi un farmacista.
Nel caso in cui ci siano più soci investitori, la società che acquisisce la licenza può essere di capitali o di persone. Nel primo caso, secondo la legge 124 del 2017, una società di capitali non può possedere più del 20% delle farmacie presenti sul territorio regionale. Nel caso di società di persone invece, possono essere queste di farmacisti o di una cooperativa di farmacisti (società cooperativa a responsabilità limitata).
Il titolare di una farmacia non è per forza il direttore della stessa, che dev’essere invece un farmacista laureato a tutti gli effetti.
Un altro requisito indispensabile per aprire una farmacia è avere l’autorizzazione alla vendita di medicinali, ottenere cioè il codice di tracciabilità del farmaco. Per averlo la farmacia deve farne richiesta al Ministero della Salute.
Nel caso della farmacia comunale invece, trattandosi di un’azienda municipalizzata, il titolare “ad interim” è il sindaco. Per far parte del personale di una farmacia comunale, bisogna partecipare ad un concorso pubblico indetto dal sindaco per coprire il posto vacante.
Per diventare titolare di una farmacia privata l’investimento è molto alto, soprattutto per ottenere la licenza si parla di un costo che può superare abbondantemente il milione di euro. Questo è il motivo per il quale una farmacia privata spesso è legata ad un cognome di famiglia la cui licenza viene tramandata nel tempo per generazioni.
La liberalizzazione del mercato (legge 124 del 2017) ha permesso la possibilità a grossi investitori al di fuori del settore di entrare a far parte di questo ambiente. Da qui la nascita di catene di farmacie private, esattamente come per qualsiasi altro negozio facente parte di un marchio.
La Parafarmacia: in cos’è diversa e perché è nata
La realtà delle Parafarmacie è nata in conseguenza al decreto Bersani del 2006, indetto in risposta all’urgenza di un rilancio economico e sociale e per il contenimento della spesa pubblica. Questo ha portato ad una liberalizzazione del mercato, dando la possibilità di aprire l’esercizio commerciale con capitali molto più contenuti rispetto ad una farmacia privata. Per aprire una parafarmacia il capitale da investire va dai 100.000 ai 150.000 euro circa. Anche nella parafarmacia deve essere assunto un farmacista laureato, alle stesse condizioni di una farmacia privata.
L’unica differenza è che nella parafarmacia vengono venduti tutti i farmaci per cui non serve ricetta medica. Il farmacista di una parafarmacia potrà prestare la sua consulenza nella vendita di farmaci da banco, ovvero gli OTC “over the counter”, letteralmente i prodotti esposti “sopra al banco” oltre ai farmaci di automedicazione e quelli siglati SOP, cioè senza obbligo di prescrizione.
Il Decreto Bersani specifica che gli esercizi commerciali possono vendere farmaci non soggetti a prescrizione medica a patto che venga effettuata una previa comunicazione al Ministero della Salute e che la presenza del farmacista venga sempre garantita per tutto l’orario di apertura.
I medicinali di automedicazione possono comunque essere prelevati direttamente dal cliente, ma permane l’obbligo di assistenza “attiva” da parte del farmacista nel caso risultasse opportuno il suo intervento professionale.
Parliamo di numeri: quanto guadagna un farmacista?
Lo stipendio base mensile di un apprendista farmacista va dai 1300 euro ai 1400 euro netti circa.
Lo stipendio base mensile di un farmacista collaboratore di primo livello va dai 1400 euro ai 1500 euro netti circa.
Lo stipendio base mensile di un direttore è di circa 1700 euro netti.
Se la farmacia è privata, gli stipendi vengono concordati direttamente con il titolare, quindi possono essere più alti in base alla domanda o agli anni di esperienza del collaboratore.
Nelle farmacie comunali invece, gli stipendi mensili base sono più alti di circa 200-300 euro netti.
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