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Professione chimico: chi è, quali competenze deve avere, quanto guadagna

Ripensa a tutte le azioni che hai compiuto quest’oggi, da quando ti sei svegliato. 

Ti sei lavato i denti con spazzolino e dentifricio. La plastica dello spazzolino è una amalgama di sostanze chimiche. La formula del dentifricio è stata sviluppata e studiata da un chimico, che ha mescolato agenti pulenti (i cosiddetti tensioattivi), conservanti e aromi fino ad ottenere la pasta per l’igiene orale messa in vendita. 

Poi sei andato in cucina e hai preparato un uovo in padella per colazione: il motivo scientifico per cui l’albume si è rappreso è detto “denaturazione delle proteine”; se ha preso un colore dorato sul lato inferiore è avvenuta la reazione di Maillard

Ti sei vestito: tutti gli abiti che hai indosso sono stati tinti con processi di reazione chimica. Sei uscito di casa, sei salito in macchina e sei andato a fare il pieno di carburante: il gasolio, il metano o la benzina con cui hai riempito il serbatoio sono il prodotto di decenni di affinamenti sulla formulazione chimica. 

Il mondo è fatto di chimica. Tutti gli oggetti che tocchiamo, mangiamo, utilizziamo sono il prodotto di una reazione chimica, prima scoperta, poi studiata, poi controllata e regolata per permetterne la replicazione e lo sfruttamento industriale. 

Silenziosamente, al tuo servizio ha lavorato un chimico, uno scienziato professionista che si occupa di studiare, analizzare e ricreare proprio queste reazioni: un ruolo fondamentale davvero nella vita di ognuno di noi. 

Vediamo insieme, in questa guida, quali sono le mansioni del chimico, quali competenze e percorsi di studio deve ottenere e quali sono le sue possibilità di guadagno e di carriera. 

Il chimico: chi è e cosa fa

La chimica è la materia scientifica che si occupa di analizzare la composizione della materia e il comportamento che assume nel mondo in base alle sue caratteristiche.

Il chimico è, per l’appunto, uno scienziato specializzato nella conoscenza e nell’uso di elementi chimici, nonché delle reazioni che avvengono essi quando vengono mescolati, riscaldati, raffreddati, esposti ad alta o bassa pressione. 

Di “chimiche” ne esistono davvero tanti tipi: si tratta di diverse focalizzazioni sul tema che partono tutte dai principi base della materia. Vediamone alcune e cerchiamo di spiegarle:

  1. Chimica organica: studia le molecole e i composti contenenti idrogeno, cioè quelli alla base della vita per come la conosciamo sulla Terra (in altri luoghi dell’universo la vita potrebbe essersi sviluppata a partire da altri elementi, prendendo forme sconosciute)
  2. Chimica fisica: studia i fenomeni fondamentali alla base delle reazioni 
  3. Chimica analitica: identifica e determina le caratteristiche di un campione
  4. Biochimica: studia le biomolecole, cioè proteine, carboidrati, grassi
  5. Chimica ambientale: si occupa di analizzare i fenomeni chimici nell’ambiente, per limitarli, controllarli o sfruttarli
  6. Chimica dei beni culturali: studia i reperti storici per capire come sono stati creati, come mai si sono conservati in certe condizioni, come è possibile preservarli in futuro
  7. Chimica farmaceutica: studia le reazioni di sostanze che, mescolate e formulate, producono un farmaco
  8. Geochimica: studia i processi chimici che avvengono in natura, nella Terra, e sono alla base della formazione di nuovi atomi, soluti, miscele, sostanze
  9. Chimica verde: studia nuovi processi e sostanze che sono meno dannose per l’ambiente e la salute
  10. Chimica nucleare: studia i processi che modificano radicalmente la forma e la natura dei nuclei atomici (due famosissimi processi di chimica nucleare sono per esempio la creazione della bomba atomica e lo sviluppo delle tecnologie di diagnostica per immagini come la MRI)
  11. Chimica industriale: analizza i processi utili alla creazione di materiali, sostanze, alimenti per la vendita e il consumo
  12. Petrolchimica: la branca della chimica che studia i processi e le reazioni dei combustibili fossili come il petrolio o il carbone, e i loro derivati (nafta, benzina, gasolio)

A sua volta, i professionisti di tutte queste categorie si dividono in ricercatori di base (che studiano il mondo chimico e condividono le loro scoperte e ricerche con la comunità scientifica) e in ricercatori applicati (che imparano da quelle scoperte e sfruttano i processi per la produzione di beni e materiali). 

La due sezioni tipiche in cui è impegnato un chimico sono: 

  • Research and development (ricerca e sviluppo)
  • Controllo qualità

Come si svolge il lavoro del chimico

Il chimico lavora prevalentemente in un laboratorio attrezzato con microscopi, densimetri, spettrometri, centrifughe e vetreria, in cui può studiare le sostanze e gli atomi per capirne le proprietà, le strutture e le interazioni. 

Nel corso del lavoro può dedicarsi a: 

  1. Valutare la resa, l’affidabilità e la percorribilità di un nuovo prodotto o un nuovo metodo di processazione
  2. Scrivere un protocollo per validare i futuri esperimenti
  3. Documentare le ricerche
  4. Interpretare i dati dei risultati

Fatto questo il suo lavoro passa nelle mani di chi deciderà il futuro della sostanza, del prodotto, del protocollo o dell’esperimento, che deciderà se e come impiegarlo. 

La sicurezza

In laboratorio la sicurezza è una prerogativa importantissima, perché si maneggiano sostanze e reazioni che possono causare danni se lasciate a loro stesse e non sorvegliate. 

Il team di chimici lavora quindi sempre con camice, guanti monouso e occhiali protettivi, nonché con strumenti di aspirazione e purificazione dell’aria per possono eliminare dall’ambiente sostanze che si possono rivelare nocive se inalate.

Il team

La scienza non è affatto un lavoro di solitaria. Il team di ricerca è sempre composto da moltissime figure che collaborano, ognuna con la propria specificità. 

Il chimico si troverà quindi a dialogare e a discutere con fisici, tecnici, assistenti al laboratorio, ingegneri, per stabilire correttamente il piano di azione e focalizzare la propria attenzione su questo o l’altro aspetto. 

Il percorso di studi del chimico

Il percorso di studi necessario per diventare chimico è articolato, specifico e passa attraverso il conseguimento di un’abilitazione con un Esame di Stato. 

Per prima cosa è necessario frequentare e completare un corso di Laurea in Chimica. La triennale, identificata dal codice L-27, permette di acquisire i fondamenti per l’esecuzione del lavoro: si studiano chimica, fisica, matematica, processi e strumenti di laboratorio. 

Già con la laurea triennale è possibile eseguire l’Esame di Stato, ma per alcune posizioni di alto profilo possono essere necessarie lauree magistrali (in Italia è la LM-54), dottorati, master, pubblici o privati. 

Esame di Stato ed iscrizione all’albo

Per praticare la professione di chimico in Italia è necessario aver superato l’apposito Esame di Stato e aver ottenuto l’abilitazione e l’iscrizione all’albo professionale dedicato.

In particolare, la legge che tutela questa professione è il DPC 328/2001, in cui sono indicate le regolamentazioni per dipendenti e liberi professionisti, dipendenti pubblici e privati. 

Con in mano la laurea triennale in chimica è possibile iscriversi all’Esame di Stato, superarlo e farsi assegnare ad una delle due classi: 

  1. Classe A: che conferisce il titolo professionale di chimico e che raduna chi ha ottenuto una laurea quinquennale in Scienze chimiche, Scienze e tecnologie della chimica industriale, Farmacia e farmaceutica industriale
  2. Classe B: che conferisce il titolo professionale di chimico junior e che raduna chi ha ottenuto una laurea triennale in Scienze e tecnologie chimiche o Scienze e tecnologie farmaceutiche

Per iscriversi all’Esame di Stato è necessario presentare una richiesta di ammissione che includa in pagamento della tassa di concorso e i documenti relativi al conseguimento del titolo di studio, entro la scadenza dei bando semestrale. Le due sessioni di esame si tengono in estate e in autunno: per conoscere luoghi, date e orari specifici è necessario tenere d’occhio gli aggiornamenti dei siti ministeriali. 

Se l’Esame di Stato viene superato è necessario pagare la tassa regionale per l’abilitazione professionale ed iscriversi all’Albo della città in cui si vive. 

Sia per la sezione A che la sezione B è necessario superare le seguenti prove: 

  • Un primo scritto in chimica applicata
  • Un secondo scritto in chimica industriale o farmaceutica, a discrezione del candidato
  • Un orale che verte su leggi e deontologia professionale
  • Un test pratico in laboratorio

Le competenze di un chimico

Per diventare chimico è necessario possedere numerose competenze, alcune specifiche per la professione e altre interpersonali. 

Riassumendo si può dire che il chimico deve saper eseguire: 

  1. Analisi chimiche di natura qualitativa e quantitativa
  2. Documentare le analisi e le interpretazioni dei dati
  3. Avere buone capacità informatiche per il confronto dei dati
  4. Saper usare la strumentazione di laboratorio
  5. Essere continuamente aggiornato sulle pubblicazioni scientifiche del proprio settore
  6. Conoscere a menadito l’inglese, perché la maggioranza delle pubblicazioni viene sviluppata proprio in questa lingua

A livello interpersonale deve avere ottime capacità di organizzazione dei tempi, degli spazi e dei procedimenti, essere estremamente preciso e accurato in fatto di dettagli e saper pensare in modo veloce ed analitico con l’obiettivo del problem solving. 

L’abilità nel lavoro di squadra e alla comunicazione chiara è altrettanto valutabile, così come l’entusiasmo e la curiosità per l’aggiornamento costante sulle nuove ricerche e scoperte.

Carriera del chimico: quali sono le possibilità

La complessità degli studi di chimico non dovrebbe spaventare i nuovi studenti: entro circa 7 mesi dalla laurea, la maggioranza dei nuovi chimici (circa l’82%) ha trovato un impiego. In oltre il 60% dei casi si firma un contratto a tempo indeterminato, indispensabile per le aziende per “fissare” in organico un professionista estremamente ricercato e competente. Per la natura evolutiva della materia le offerte cambiano rapidamente e la stimolazione professionale è quasi continua, in base alle necessità di mercato e alle nuove ricerche pubblicate. 

Tra la laurea e l’occupazione definitiva sono possibili moltissimi step intermedi, che connettono il mondo degli studi e quello del lavoro. In particolare, i nuovi chimici sono così ripartiti: 

  • Il 50% è titolare di uno stage formativo aziendale
  • Il 30% è assegnista di borse di studio o sta lavorando ad un dottorato di ricerca
  • Il 10% è impiegato in un Master di II livello
  • Il 9% è volontario, tirocinante o praticante in enti pubblici o aziende private


Circa il 98% dei chimici professionisti in Italia è impiegata nel settore privato. 

Ma quali possono essere i percorsi di carriera possibili per un chimico? 

Il primo impiego è di solito quello di assistente di laboratorio. Si passa poi a diventare chimico junior, intermediate, advanced fino alla posizione di responsabile di laboratorio. 

Una via alternativa è quella di passare al controllo qualità, cioè al reparto della produzione che campiona e testa i prodotti finiti. Il controllo qualità può essere svolto internamente alle aziende, oppure con lo strumento dell’appalto e della consulenza. Anche in questo caso si parte di solito da assistenti di laboratorio fino a diventare responsabili del controllo della qualità. 

Un’ulteriore alternativa è quella del ramo commerciale, che consiste nel rapportarsi con i clienti per fornire indicazioni di acquisto, utilizzo, stoccaggio dei prodotti. 

L’ultima possibilità è quella dell’insegnamento, sia nelle scuole come docente di Scienze, sia nelle Università e negli atenei più prestigiosi e specialistici. All’interno dei circuiti universitari è possibile anche inserirsi nel settore della ricerca di base.

Lo stipendio del chimico

Passiamo ora a parlare delle reali possibilità di guadagno di un chimico. Lo stipendio medio per questa posizione professionale è di circa 1800 euro netti al mese.

Lo stipendio di partenza per uno stage o un ruolo da tirocinante è ovviamente più basso: difficilmente si superano i 20.000 euro l’anno. Per le posizioni nelle aziende più prestigiose o alla fine della carriera (oltre i 15-20 anni di lavoro) si possono invece guadagnare anche oltre gli 80.000 euro l’anno, da integrare poi con eventuali pubblicazioni personali. 

Negli altri paesi

La carriera di ricercatore, in Italia, può rivelarsi estremamente faticosa per ragioni di organizzazione e valorizzazione anche finanziaria del lavoro. Per molti professionisti il modo di svincolarsi da questo tipo di logiche è ovviamente il trasferimento all’estero. 

Esaminiamo alcuni casi in paesi del mondo per cercare di creare un quadro globale delle possibilità di guadagno. 

Negli Stati Uniti un chimico junior (0-3 anni di esperienza) può ambire ad un guadagno di circa 40.000 dollari -32.000 euro-. A metà carriera può salire fino a 70/75.000 -57/61.000 euro-. Il 20% più fortunato arriva alle posizioni migliori e può guadagnare fino ad oltre i 120.000 dollari l’anno -più di 100.000 euro-.

Nel caso la meta scelta sia l’Australia è possibile aspettarsi offerte comprese tra i 92.000 dollari e i 272.000 dollari, a seconda dell’azienda, della lunghezza della carriera e dei titoli messi in campo (tra i 45.000 e i 175.000 euro circa). 

La Germania è uno dei paesi più virtuosi d’Europa per la posizione di chimico, specialmente per i neo-laureati. Un giovanissimo senza esperienza può iniziare a guadagnare fin da subito circa 3200 euro al mese, fino ad arrivare ad oltre 11.000 a fine carriera.

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