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Il commercialista, quanto guadagna e come diventarlo

La professione del commercialista e la contabilità sono materie complesse usate fin dai tempi antichi per tenere traccia di tutte le transazioni economiche tra privati e governi.

Gli archeologi hanno trovato tavolette di cera utilizzate per tenere nota dei conti dagli antichi Sumeri, e abbiamo testimonianze di scribi dell’antico Egitto specializzati nelle questioni contabili, per poi arrivare alla gestione del fisco da parte dei Romani, affidata al procurator a rationibus.  La professione del commercialista in Italia è stata codificata nel corso dei secoli, a partire dal 1581 quando a Venezia nacque il Collegio de’ Rasonati, dedito alla formazione dei professionisti dell’amministrazione, fino al 1742 quando a Milano venne fondato il Collegio dei Ragionati, la prima associazione preposta a rappresentare e disciplinare la professione. 

Con i decreti del Presidente della Repubblica numero 1068 e 1067 del 1953 si diede inizio alle professioni di dottore commercialista e ragioniere ed economista d’impresa, i cui albi vennero in seguito fusi nel 2008. Negli altri Paesi esistono professioni concettualmente simili: tax advisor nei paesi di lingua inglese, tax consultant nei paesi di lingua francese, asesor fiscal nei paesi di lingua spagnola, Steuerberater nei paesi di lingua tedesca e tax accountant in Giappone e Corea del Sud. 

Chi è il commercialista 

Il dottore commercialista è un libero professionista che svolge attività di servizio e consulenza nel campo del diritto tributario, della ragioneria e della contabilità. 

Si occupa di adempimenti fiscali (ad esempio la compilazione della dichiarazione dei redditi), contabili (ad esempio la tenuta della contabilità e la redazione dei bilanci), diritto societario (ad esempio la costituzione di una società o la definizione dello statuto), diritto fallimentare e del lavoro

Il luogo di lavoro tipico è l’ufficio, dove il dottore commercialista svolge le proprie attività e riceve i clienti. In alcuni casi può andare lui stesso dal cliente, effettuando trasferte in giornata. Il lavoro segue per lo più i tradizionali orari d’ufficio, e tende a aumentare di volume in prossimità delle scadenze fiscali: in questi casi può essere necessario svolgere degli straordinari. 

Cosa fa il commercialista 

I compiti più comuni del commercialista riguardano la gestione della contabilità dei clienti, che possono essere aziende, professionisti o privati. Controlla che la situazione fiscale e tributaria sia conforme alle normative in vigore, verificando l’importo delle tasse che il cliente dovrà versare e predisponendo tutti i documenti necessarie ad adempiere agli oneri fiscali. 

Compito del commercialista è quello di redigere il bilancio d’esercizio del cliente, gestire le operazioni fiscali e previdenziali così come le relazioni con l’Agenzia delle Entrate. Inoltre prepara puntualmente la dichiarazione dei redditi annuale per conto di società e privati, e la presenta all’amministrazione finanziaria, ovvero al Fisco. 

Il commercialista deve essere in grado di individuare tutte quelle soluzioni fiscali e tributarie che, considerata la specifica situazione del cliente, vanno a ridurre il prelievo fiscale al fine di tutelarne il patrimonio. Tra gli altri compiti del commercialista possiamo trovare anche la valutazione e revisione dei bilanci di imprese ed enti. In questo caso parliamo di materie molto simili a quelle di competenza di un revisore contabile

Il commercialista può eseguire anche liquidazioni di società, attività e singoli beni, in qualità di curatore fallimentare. In questo caso deve fare l’inventario del patrimonio fallimentare, liquidare i beni, saldare le pendenze con i creditori e predisporre i piani di riparto. 

Al commercialista può anche spettare di svolgere funzioni di rappresentanza davanti agli organi di giurisdizione tributaria, difendendo l’operato e gli interessi del cliente. 

Le principali mansioni del commercialista sono quindi così riassumibili: 

  • Fornire consulenza in campo fiscale e tributario 
  • Tenere la contabilità dei clienti 
  • Assicurare che i clienti siano adempienti agli obblighi di legge (dal punto vista tributario e fiscale) 
  • Compilare e presentare la dichiarazione dei redditi per i propri clienti 
  • Valutare e revisionare bilanci 
  • Liquidare beni in qualità di curatore fallimentare 
  • Rappresentare i clienti davanti agli organi di giurisdizione tributaria 

Come si diventa commercialista 

Formazione 

Per diventare dottore commercialista come prima cosa è necessario avere una laurea di ambito economico: ad esempio Economia e Commercio, Finanza, Scienze economico-aziendali (Classi di lauree magistrali LM-56 e LM-77), un percorso di studi che permetta di acquisire competenze in ragioneria, contabilità e fisco, diritto commerciale, diritto tributario e diritto del lavoro. 

Gli indirizzi più indicati sono: 

  • Amministrazione e controllo aziendale (LM-77) 
  • Business Administration (LM-77) 
  • Finanza aziendale e mercati finanziari (LM-77) 
  • Professioni contabili (LM-77) 

Per poter svolgere in maniera ottimale il lavoro di commercialista è necessario possedere:  

  • Conoscenze approfondite in tema di legislazione tributaria e fiscale  
  • Competenza in contabilità e analisi di bilancio   
  • Padronanza delle tecniche di revisione legale dei conti   
  • Conoscenza delle procedure di registrazione dei documenti contabili   
  • Conoscenze in diritto societario e fallimentare   
  • Competenze analitiche e matematiche 
  • Grande serietà e affidabilità 
  • Attenzione ai dettagli  

Inoltre un commercialista è tenuto a seguire il codice deontologico dei commercialisti, un documento che contiene i principi e i doveri che caratterizzano il lavoro di questo professionista. 

Praticantato 

Per esercitare la professione di commercialista è poi obbligatorio effettuare un periodo di praticantato, prima di superare un esame per conseguire l’abilitazione all’esercizio della professione e iscriversi all’albo dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili. 

L’esame di Stato per l’abilitazione alla professione di Dottore Commercialista lo si può sostenere solo dopo aver svolto 18 mesi di praticantato presso lo studio di un Dottore Commercialista iscritto all’Albo da almeno 5 anni e che abbia assolto l’obbligo di formazione professionale continua nell’ultimo triennio. 

Gli iscritti a un corso di laurea magistrale o specialistica nelle classi LM-77 e LM-56 possono svolgere sei mesi del tirocinio professionale nel corso dell’ultimo anno di studi finalizzato all’acquisizione della laurea magistrale o specialistica se hanno: 

  • una laurea triennale nella classe delle lauree L18 o L33 
  • una laurea triennale in classi di laurea diverse a patto che colmino i debiti formativi richiesti dall’Ordinamento didattico per l’accesso alle lauree magistrali convenzionate 

In questa maniera vengono ottimizzati i tempi per l’accesso all’esercizio della professione in quanto sei dei diciotto mesi di tirocinio possono essere svolti durante la laurea magistrale, riducendo ad un solo anno il periodo di praticantato post laurea. 

Il tirocinio, che può essere anche declinato in stage inclusi nei piani di studi, viene svolto presso un dottore commercialista o ragioniere commercialista, quindi sotto la sorveglianza diretta di un professionista iscritto nella sezione A. L’Ordine territoriale coordina attività a carattere formativo professionale, anche promuovendo ricerche, studi ed attività di approfondimento delle tematiche oggetto della professione. 

Le sessioni di esame di Stato sono due all’anno e le materie previste sono indicate nell’art. 4 del decreto legislativo 39 del 2010, riportate nella scheda “Conoscenze specialistiche”. 

Esame di Stato 

Una volta concluso il tirocinio, bisogna superare l’esame di Stato, composto da tre prove scritte ed una prova orale. L’aspirante commercialista può presentare la domanda per l’ammissione all’esame di Stato solo in una sede. La domanda per l’abilitazione all’esercizio della professione di dottore commercialista, redatta in carta semplice, oltre ai dati anagrafici e la residenza, deve essere corredata dal titolo di studio che può essere: 

  • diploma di laurea specialistica nella classe 64/S o di laurea magistrale nella classe LM 56 (scienze dell’economia); 
  • diploma di laurea specialistica nella classe 84/S o diploma di laurea magistrale nella classe LM 77 (scienze economico- aziendali)  
  • diploma di laurea rilasciato dalle facoltà di economia secondo l’ordinamento previgente ai decreti emanati in attuazione dell’art.17, comma 95, della legge 15 maggio 1997, n.127 
  • altro titolo di studio conseguito all’estero, riconosciuto idoneo ai sensi della normativa vigente. 

Alla domanda devono essere allegati: 

  • ricevuta dell’avvenuto versamento della tassa di ammissione agli esami nella misura di € 49,58 
  • contributo stabilito da ogni singolo ateneo 
  • eventuali certificazioni ex lege attestanti la necessità di usufruire di particolari ausili o tempi più prolungati per lo svolgimento delle prove 
  • certificato di compimento del tirocinio 

Il conseguimento del titolo accademico deve essere verificato attraverso una documentazione relativa, che viene inserita nel fascicolo del candidato, a cura degli uffici dell’università o dell’istituto di istruzione universitaria competente per coloro i quali dichiarano nella domanda di aver conseguito il predetto titolo accademico nella stessa sede ove chiedono di sostenere gli esami di Stato. 

I candidati che al momento della presentazione della domanda di ammissione non hanno ancora completato il tirocinio ma che comunque lo completeranno entro la data di inizio degli esami sono tenuti a dichiarare nella stessa istanza che si impegnano a produrre l’attestato di compimento della pratica professionale prima dell’inizio dello svolgimento degli stessi. 

Le prime due prove scritte sono incentrate su materie specifiche della professione del commercialista, come contabilità d’impresa, revisione aziendale, finanza aziendale, diritto privato, diritto commerciale e diritto tributario. La terza prova scritta invece è di carattere pratico, e consiste in un’esercitazione, ovvero nella redazione di atti relativi ad un contenzioso tributario. 

L’esame orale verte invece in un colloquio, da tenere davanti a una commissione di esperti, sulle materie affrontate nelle tre prove scritte. Eventualmente si può essere testati anche su altre discipline, come economia, matematica, legislazione e deontologia professionale. 

Le materie da studiare per l’esame di Stato per diventare dottore commercialista sono nel dettaglio: 

  1. Prima prova scritta 
    • ragioneria generale e applicata; 
    • revisione aziendale; 
    • tecnica industriale e commerciale; 
    • tecnica bancaria; 
    • tecnica professionale; 
    • finanza aziendale. 
  2. Seconda prova scritta: 
    • diritto privato; 
    • diritto commerciale; 
    • diritto fallimentare; 
    • diritto tributario; 
    • diritto del lavoro e della previdenza sociale; 
    • diritto processuale civile. 
  3. Terza prova (a contenuto pratico): 
    • esercitazione sulle materie previste per la prima prova scritta, ovvero redazione di atti relativi al contenzioso tributario.
  4. Prova orale: 
    • materie oggetto delle prove scritte; 
    • informatica; 
    • sistemi informativi; 
    • economia; 
    • politica economica; 
    • matematica e statistica; 
    • legislazione e deontologia professionale. 

La Convenzione quadro dell’ottobre 2010 tra Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) e il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili, permette di essere esonerati dalla prima prova dell’esame di Stato per l’accesso alla sezione A dell’Albo dei dottori commercialisti. Questo può essere concesso esclusivamente a coloro che hanno conseguito un titolo di studio all’esito di uno dei corsi di laurea realizzati sulla base delle convenzioni tra Ordini territoriali e Università. 

Per usufruire di tale agevolazione i candidati dovranno consegnare all’ufficio Esami di Stato, unitamente alla domanda di iscrizione all’esame, apposita istanza in cui si attesti il possesso dei requisiti. L’Università in cui si è deciso di svolgere l’esame provvederà d’ufficio alla verifica dei medesimi. 

Iscrizione all’Albo  

Superato l’esame di Stato, chi intende esercitare la professione deve iscriversi all’Albo professionale presso l’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili del circondario di residenza o domicilio. 

Qualora il periodo di praticantato venga svolto presso un Dottore Commercialista anche iscritto al Registro dei Revisori Contabili, una volta superato l’esame per l’iscrizione all’Albo dei Dottori Commercialisti si è abilitati anche a essere iscritti al Registro dei Revisori Contabili (è necessario iscriversi al registro dei praticanti con sede a Roma e poi chiedere l’iscrizione al registro stesso). 

Infine, è fondamentale per i commercialisti curare il proprio aggiornamento professionale: infatti il quadro normativo cui devono fare riferimento per svolgere la propria attività è in continuo mutamento. leggi finanziarie, norme comunitarie, riordini in materia fiscale). A questo scopo il Consiglio Nazionale Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili richiede gli iscritti a maturare, nell’arco di un triennio, almeno 90 crediti acquisibili partecipando a corsi organizzati dall’Ordine o da enti accreditati dall’Ordine. Ogni anno bisogna acquisire almeno 20 crediti di cui almeno 3 crediti formativi devono riguardare l’ordinamento, la deontologia, le tariffe e organizzazione dello studio professionale. 

Carriera e stipendio di un commercialista 

Le attività di ingresso svolte da un praticante commercialista sono prettamente operative. Le attività prinicipali che un praticante si ritrova ad eseguire sono legate al supporto del dottore commercialista nella gestione degli obblighi amministrativi e della contabilità, per poi passare a compiti più complessi. 

Una volta superato l’esame di Stato, il praticante acquisisce la qualifica di “Abilitato Dottore commercialista” e dopo l’iscrizione all’Ordine di “Dottore Commercialista”. A questo punto può iniziare un’attività in proprio. Molto spesso continua a lavorare, con Partita Iva, presso lo studio nel quale ha svolto il tirocinio, fino a che l’esperienza acquisita ed il portafoglio clienti sono tali da consentirgli di mettersi in proprio o associarsi ad altri professionisti. 

In generale, una volta che si sono acquisite le basi per l’esercizio della professione, l’attività del commercialisa si specializza su ambiti specifici. Molti commercialisti lavorano come liberi professionisti, in uno studio proprio o in uno studio associato, ma posso anche svolgere la propria attività come dipendenti di imprese e società private o come impiegati della Pubblica Amministrazione

Lo stipendio medio di un Commercialista è di 36.000 euro lordi all’anno, circa 1.870 euro netti al mese. Può partire da un minimo di 27.000 euro lordi all’anno per arrivare anche più di 85.000 euro lordi all’anno. 

Futuro del commercialista 

Per i commercialisti è alle porte una vera e propria rivoluzione: molte case software stanno iniziando a sviluppare programmi in grado di mettere a bilancio i dati presenti all’interno di una fattura elettronica, per non parlare del fatto che andando avanti negli anni l’Agenzia delle entrate sta mettendo a punto sempre più processi automatizzati. Tra non molto inizieranno a nascere software in grado di gestire in modo autonomo fatture elettroniche e bilanci aziendali

Che fine faranno i commercialisti a quel punto? Si dovranno evolvere. I commercialisti si occuperanno di altre aree tematiche diverse dal fisco e dalla contabilità. Queste resteranno sempre i cardini delle professioni ma il commercialista del futuro dovrà specializzarsi nella consulenza aziendale, nella gestione delle crisi di impresa e in diversi ambiti societari. La specializzazione deve però essere legata all’aggregazione dei piccoli studi, che ad oggi rappresentano la maggioranza in Italia. L’Italia ha una conformazione particolare, dato che il tessuto economico è composto prevalentemente da piccole e medie imprese, le quali si affidano completamente al commercialista per gestire gli affari della società nel complesso. Non è quindi pensabile arrivare all’estremizzazione della specializzazione senza aggregazione, perché si costringerebbero le realtà italiane a rivolgersi a tre o quattro commercialisti “esperti” per poter gestire la routine aziendale. 

Al momento nel mondo dei commercialisti c’è la consapevolezza di dover cambiare, ma il dibattito, anche dal punto di vista dei provvedimenti normativi, è decisamente in ritardo. In questi anni c’è stato un proliferare di adempimenti anti evasione che di fatto hanno aumentato a dismisura il lavoro del commercialista, senza che a ciò corrispondesse un aumento del fatturato. Questo ha fatto sì che i commercialisti non si avessero l’opportunità di concentrarsi su altre attività di specializzazione. 

La preparazione del commercialista offre una professionalità unica in azienda in quanto offre un pacchetto di competenze vitali per lo svolgimento dell’attività economica privata (da quelle contabili, ovviamente, a quelle giuridiche, a quelle finanziarie per finire con quelle aziendali). 

Il ruolo del commercialista è decisivo nel fornire l’interpretazione aziendale e contabile delle grandezze in gioco e nel definire le fonti di dati che saranno prese in considerazione per alimentare il progetto di Business Intelligence. In futuro il commercialista dovrà quindi aiutare l’azienda nell’interpretazione delle informazioni per il controllo della strategia e per le decisioni future, spesso vitali per l’azienda. 

Al giorno d’oggi si possono ottenere le tecnologie necessarie a costi irrisori: esistono sia soluzioni open source che proprietarie, anch’esse comunque offerte a costi ragionevolissimi. La massa di dati, già in formato digitale, oggi disponibili (per esempio quelli derivanti dalla fatturazione elettronica) è enorme e permette davvero di poter analizzare ogni singolo aspetto dell’azienda. Tutte queste attuali possibilità di elaborazione dei dati unitamente alle competenze del commercialista, troppo spesso marginalizzate al solo aspetto contabile e fiscale, consentono di pensare al futuro della consulenza in modo nuovo e finalizzato ad un’efficacia tangibile da parte dell’azienda e allo sviluppo, strutturato e reale, della tanto reclamizzata “proattività”. 

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