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Mercato del lavoro, conseguenze e impatti causati dal Coronavirus

Le economie mondiali durante il corso della storia hanno più volte dovuto fare i conti con epidemie e pandemie con conseguenti implicazioni in termini di perdite di vite umane ed economiche.

Nell’ ottobre 2009 l’ILO (International Labour Organization) tracciò le linee guida per fronteggiare l’epidemia causata dall’influenza suina H1N1 meglio conosciuta come influenza suina che si diffuse in tutto il mondo e solo in Italia ci furono 1.521.000 casi.

Il seminario tenuto dall’ILO dal titolo “Business continuity planning for Pandemics” vide la partecipazione di lavoratori, rappresenti e ONG. L’obiettivo era di preparare i settori economici al diffondersi di un’epidemia in particolare dell’influenza H1N1.

Alfredo Lazarte-Hoyle, direttore del Programma ILO, dichiarò come una minore produttività nei settori economici principali comporta un danneggiamento delle società e delle imprese, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.

Al fine di consentire alle aziende di sopravvivere durante periodi di pandemia, l’ILO ha redatto un piano di continuità aziendale rivolto alle piccole e medie imprese (PMI), identificando rischi, elaborando strategie e soluzioni finalizzate a migliorare la capacità di rispondere alle minacce causate dalle pandemie.

Questo articolo riporta le valutazioni e gli studi preliminari più autorevoli finora condotti riguardo il mondo del lavoro, gli impatti e le soluzioni possibili causate dal coronavirus (COVID-19).

COVID-19 e il mondo del lavoro: impatti e risposte

La crisi economica portata dal coronavirus è globale, l’impatto non riguarda solamente il lato dell’offerta dato dalla produzione di beni e servizi ma anche il lato della domanda in forte contrazione nei consumi e negli investimenti.

Il rallentamento della produzione è partito in concomitanza con il diffondersi del virus, ha coinvolto inizialmente la Cina per poi estendersi in tutto il mondo.

Indipendentemente dalle dimensioni di un’impresa si registrano notevoli cali in tutti i settori che porteranno ad insolvenze e perdite di posti di lavoro.

L’impatto sull’economia riguarderà sia la quantità che la qualità del lavoro su scala globale almeno fino a giugno 2020, al fine di mitigare la recessione sono necessarie politiche coordinate a tutti i livelli, nazionali, globali e sanitarie evitando quanto più possibile i contagi; politiche sia rivolte a stimolare l’economia sia di protezione verso i redditi più bassi.

Le soluzioni devono essere sostenibili e trovate attraverso il dialogo tra i governi e rappresentati dei lavoratori. Politiche di vasta scala, coordinate e decise hanno già dimostrato in passato di essere l’unico freno possibile per evitare una recessione.

In che modo il COVID-19 impatterà sul mondo del lavoro

L’ILO attraverso il report prevede effetti di vasta scala che riguarderanno tre aspetti cruciali.

  • La quantità del lavoro, l’impatto coinvolgerà il tasso di disoccupazione e di sottoccupazione;
  • La qualità del lavoro, i salari e l’accesso alla previdenza sociale;
  • La tutela di settori specifici che saranno maggiormente colpiti dalla recessione;

Le stime preliminari riportano un aumento della disoccupazione che riguarderà dai 5.3 milioni di persone (stima al ribasso) ai 24.7 milioni di lavoratori (stima al rialzo).

La peggior ipotesi quindi dovrebbe portare ad una perdita di quasi 25 milioni di posti di lavoro nel mondo, le conseguenze in questo caso sarebbero simili alla crisi finanziaria del 2008-09 dove il tasso di disoccupazione interessò 22 milioni di lavoratori.

I dati fin ora raccolti mostrano un declino in termini di valore aggiunto nelle attività industriali in Cina di 13.5 punti percentuali nei primi due mesi del 2020.

Settori quali turismo, trasporti e vendita al dettaglio risultano particolarmente vulnerabili.

Il Consiglio mondiale del turismo e del commercio (World Trade and Tourism Council) prevede un calo del 25% negli spostamenti internazionali il che metterebbe a rischio milioni di posti di lavoro.

Implicazioni sui redditi

L’offerta di lavoro è in calo a causa delle misure di quarantena che stanno portando al rallentamento delle attività economiche.

La previsione datata 10 marzo riporta come siano già 30.000 i mesi di lavoro andati persi a causa del contagio, con relativa perdita di guadagni non realizzati per le tipologie di lavoratori che non dispongono di un contratto protetto.

Il reddito da lavoro complessivo che andrà perso si stima tra gli 860 e 3440 miliardi di USD.

Le stime portano a prevedere che le persone già in difficoltà economica e sulla soglia di povertà prima dell’epidemia COVID-19, vedranno ulteriormente calare le proprie entrate. Il processo riguarderà 8.8 milioni di persone nel migliore degli scenari e 35 milioni di persone nel peggiore dei casi.

L’epidemia potrà avere un impatto elevato su alcune fasce sociali della popolazione e ciò potrebbe portare a un aumento delle disuguaglianze tra l’altro già presenti, per approfondimenti: (https://www.cercalavoro.it/blog/disparita-salariale-euro-zona/)

Si riporta un elenco sulle categorie che saranno maggiormente colpito dall’impatto del COVID-19.

  • Le persone in precarie condizioni di salute e lavorative;
  • I giovani disoccupati e sottopagati sono una categoria a rischio come già è accaduto durante la crisi finanziaria del 2008-09;
  • Le donne in quanto risultano in media maggiormente occupate rispetto agli uomini nei settori dei servizi (scuole, turismo) a rischio, 58.6% contro 45.4%. Inoltre, le donne hanno in media minori tutele nella previdenza sociale;
  • I lavoratori autonomi e occasionali saranno colpiti in modo evidente in quanto non hanno accesso a congedi retribuiti per malattia;
  • I migranti vedranno limitata la possibilità di accesso lavorativo in paesi esteri oltre che difficoltà nel rientrare nei paesi di appartenenza;

Quali sono le principali politiche da attuare per mitigare l’impatto del COVID19 sul mondo del lavoro?

Le linee guida adottate dai governi a tutela dei lavoratori consistono in un approccio secondo cui l’uomo viene messo al centro e attorno vengono disegnate politiche per stimolare la crescita e lo sviluppo.

Le leve utilizzate consistono in politiche adatte a stimolare la domanda e l’offerta di beni e di protezione verso i lavoratori e le imprese.

I primi strumenti di protezione dovrebbero riguardare la salute pubblica, è necessario rendere i luoghi di lavoro sicuri, attraverso investimenti pubblici su larga scala. Solo dopo che si è garantita la salute è possibile intraprendere politiche di sostegno all’occupazione e al reddito. La tutela di questo aspetto previene da shock negativi dal lato della domanda e dell’offerta che allungherebbero i tempi di uscita dalla recessione.

Queste misure se adottate in maniera proattiva, su larga scala e sostenute da una politica competente creano i presupposti per un dialogo tra le parti efficace sia tra i governi e le imprese che tra i lavoratori e le imprese.

Le misure di protezione dei lavoratori sono state dettate dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), è di fondamentale importanza garantire adeguati strumenti per la protezione della salute soprattutto per gli operatori sanitari, i volontari e tutti coloro che hanno un contatto diretto con il pubblico. È necessario sostenere campagne di sensibilizzazione tra i datori di lavoro e lavoratori.

I servizi e le normative a cui fare riferimento per implementare lo Smart Working nelle aziende possono essere consultati a questa pagina.

Risulta altresì importante prevedere e garantire la retribuzione in caso di malattia anche per coloro che hanno necessità di prendersi cura di bambini o anziani.

Stimolare l’economia e la domanda di lavoro consiste nell’adottare politiche fiscali rivolte alla protezione della comunità, attivando strumenti come le indennità di disoccupazione, investimenti pubblici e agevolazioni fiscali per i redditi più bassi e per le piccole e medie imprese.

La liquidità necessaria per le operazioni di contenimento dal Covid-19 devono essere attuate mediante politiche monetarie che prevedano una riduzione dei tassi di interesse e l’accesso alla liquidità mediante prestiti agevolati e sostegno finanziario per specifici settori in particolare quello sanitario.

Le politiche da attuare per proteggere l’occupazione e redditi dei lavoratori messi a dura prova dalla chiusura delle fabbriche, dall’interruzione di intere filiere produttive, dall’impossibilità di viaggiare e dalle cancellazioni di eventi, consistono in un sussidio a quelle persone più a rischio quali gli stagionali, gli occasionali, i migranti e i lavoratori autonomi. Possono essere utilizzati strumenti quali le riduzioni delle imposte sui salari, retribuire il periodo di ferie forzate e la concessine di sovvenzioni. Gli sgravi fiscali sono una misura di supporto per le medie e piccole imprese che nei periodi di crisi risultano avere difficoltà nell’accesso al credito.

Il rapporto di Deloitte

Deloitte Touche Tohmatsu è una società di servizi fondata nel 1845 a Londra, specializzata in consulenza, revisione contabile e tassazione. È tra le quattro aziende (Big Four) più grandi degli Stati Uniti.

L’azienda ha stilato un rapporto sulle conseguenze che i mercati europei stanno fronteggiando a causa del diffondersi del Covid-19.

Sono stati analizzati i principali indici europei (Euro Stock Index) nei settori dei trasporti, energia, farmaceutico, finanziario e tecnologico.

Le industrie principalmente colpite riguardano il settore dei trasporti, dove l’indice EurostoxxTransport ha perso il 49% dalla fine gennaio. Il settore dell’energia ha perso oltre il 56%, così come i settori finanziari comprese le banche stanno registrando cali notevoli.

La brusca frenata della domanda e dell’offerta si traduce in un adeguamento riguardo le stime sulla crescita economica in tutto il mondo. Secondo l’OCSE nel report sull’economia (OECD Interim Economic Assessment) si prevede una crescita mondiale del 2.4% invece che del 2.9% inizialmente stimato. La crescita europea invece rallenta dall’1.1% allo 0.8%. I dati tuttavia rimangono in costante aggiornamento, i tempi necessari per una ripresa economica potrebbero protrarsi fino al 2021.

A fronte di questa situazione, Deloitte fornisce delle linee guida utili alle imprese per rispondere immediatamente alla crisi finanziaria nel dettaglio, le aziende dovrebbero assicurarsi di avere un piano solido per gestire i rischi legati ad un’ improvvisa inefficienza di tutta ciò che è collegato alla catena produttiva. Il primo aspetto da considerare è quello di assicurarsi che i clienti siano ancora in grado di fronteggiare al pagamento di beni e servizi, così da mettersi al riparo da insolvenze, le linee di credito vanno riviste e verificate se ancora disponibili, è necessario inoltre ristrutturare i costi variabili cercando di limitarli quanto più possibile. Quest’ultimo tipo di misura colpisce direttamente il lavoratore in quanto tra i primi tagli alla spesa che un’azienda prende in considerazione vi è quello del taglio delle ore lavorative e conseguentemente degli stipendi.

Il piano di investimenti pubblici previsto in Italia

Il governo italiano è già all’opera, pronto a stanziare decine di miliardi di investimenti in opere infrastrutturali in modo da garantire posti di lavoro e una rapida ripresa economica.

Gli investimenti sembrano necessari considerato il forte impatto che il Coronavirus avrà sul PIL, si stima alcuni punti percentuali.

In una situazione compromessa a prescindere dall’emergenza sanitaria, le opere pubbliche negli ultimi dieci hanno subito un sostanziale blocco, sono decine di migliaia i lavoratori che attendono di partecipare al processo di modernizzazione del Paese.

Le opere pubbliche negli ultimi dieci anni sono rimaste pressoché bloccate, risultano pochissime quelle portate a termine e molte sono coinvolte in processi e contenziosi senza fine. Basti pensare che l’Anas una società per azioni del Gruppo delle Ferrovie dello Stato ha un fondo riservato ai contenziosi di 9 miliardi di EUR.

Secondo alcune stime se le principali opere pubbliche dovessero presto partire o ripartire ci sarebbe una domanda di 50.000 posti di lavori, cioè quasi il 10% di tutti i posti di lavoro persi nel settore delle costruzioni negli ultimi 10 anni.

Tra le principali opere ferme ci sono:

  • La linea ad alta velocità Verona – Padova, un‘ opera da 4,9 miliardi che potrebbe creare 4.000 posti di lavoro;
  • Il corridoio Verona – Brennero con 3000 posti di lavoro potenziali;
  • La linea ferroviaria ad alta velocità Napoli – Bari, da sempre considerata un’opera strategica che creerebbe 1.500 posti di lavoro;
  • La linea ferroviaria ad alta velocità Messina – Catania – Palermo, un’infrastruttura dal valore di 8 miliardi di EUR e 10.000 posti di lavoro;
  • La SS 106 Jonica, una linea strategica per i trasporti dove risulta già completato il progetto esecutivo ma i lavori non sono stati ancora attivati, bloccando 2.000 lavoratori;
  • Il prolungamento della metro C di Roma, un’altra opera ferma da tempo che richiederà almeno 3.000 posti di lavoro;
  • La linea 5 a Milano un’opera da 1,3 miliardi che creerebbe 1.000 posti di lavoro;
  • La linea autostradale Roma – Latina (Pontina), un’opera da 2,8 miliardi e 6.500 posti di lavoro;

Quali i settori e le imprese maggiormente a rischio e quali le stime

Sono pochi i settori non sconvolti dall’epidemia Coronavirus, le stime appaiono tutte ancora in via di definizione. Ad oggi le ipotesi più accreditate sono due, la più ottimistica prevede una ripresa per il 2021 e si basa sulla speranza che l’emergenza di concluda nel mese di maggio. In questo caso le perdite per le imprese italiane sarebbero di 275 miliardi di EUR. Il secondo scenario prevede invece che l’emergenza durerà fino a dicembre con una conseguente chiusura dei mercati europei. Le stime in questo caso parlano di 641 miliardi di EUR andati in fumo.

L’amministratore delegato di Cerved, una società di revisione contabile, Andrea Mignanelli stima che se dovesse verificarsi il secondo scenario le aziende a rischio fallimento sarebbero il 10,4% un tasso doppio rispetto alla norma.

I settori maggiormente colpiti sarebbero quello alberghiero che registrerebbe una perdita di fatturato del 73%, le agenzie di viaggio e tour operator – 68%, trasporti aerei – 50%. A questo elenco vanno aggiunti i settori che subiranno un calo produttivo a causa del crollo dei consumi quali la manifattura – 45.8%, e il settore dell’automobile.

Quest’ultimo settore merita un focus particolare, secondo il direttore generale dell’associazione europea dei produttori Eric-Mark Huitema, la pandemia portata dal Covid-19 rappresenta la peggiore crisi dell’industria automobilistica.

La chiusura della rete di vendita e l’arresto della produzione mette a rischio 14 milioni di posti di lavori. L’associazione dei produttori sebbene riconosca l’efficacia delle politiche fin ora adottate a supporto di dipendenti e aziende del settore, richiede un dialogo urgente con il presidente della Commissione europea.

I punti chiave sui quali intervenire sono due, adottare misure per evitare danni irreversibili al settore causati dalla perdita dei posti di lavoro e dall’impossibilità di investimenti in innovazione e ricerca; adottare politiche che stimolino la ripresa economica.

Il mercato della ristorazione secondo il Centro Studi della Federazione Italiana Pubblici Esercizi, a causa delle misure restrittive stima una perdita di 8 miliardi di EUR nel 2020.

Tra le aziende maggiormente colpite dal contagio, desta preoccupazione il caso di Apple. La nota azienda statunitense ha temporeggiando per la presentazione dell’iPhone 9 e dei nuovi iPad pro a causa dei problemi che stanno avendo le fabbriche.

L’azienda ha inoltre comunicato che non si aspetta di raggiungere le previsioni per il trimestre di marzo a causa di problemi sia produttivi che di vendite.

Anche Airbnb, portale online che mette in contatto persone in cerca di un alloggio con proprietari privati di immobili disposti ad affittare i propri spazi, ha annunciato di aver subìto in questo periodo una perdita di 322 milioni di USD.

Gli unici settori che sembrano al momento non accusare cali sono nel ramo della farmaceutica, dei beni di prima necessità e in impianti ad altissima automazione che richiedono una scarsa manodopera come ad esempio possono essere le aziende che producono memorie e processori. Infine, un rallentamento si osserva anche nel settore della comunicazione, dove lo sviluppo e l’implementazione della connessione 5G ha subìto una frenata.

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