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Non mi piace il mio lavoro, ecco cosa fare!

Trovare un lavoro ricco di soddisfazioni e successi non è facile, non è un qualcosa che insegnano tra i banchi di scuola.

J.T O’Donnel, fondatrice e CEO di WorkitDaily.com scrive che il 70% dei lavoratori non sono soddisfatti delle loro scelte in ambito lavorativo, in un articolo per Inc, rivista americana famosa principalmente per gli articoli sul mondo delle piccole imprese, startup e per la classifica annuale delle 500 e 5000 imprese che hanno registrato la più rapida crescita in termini di volume e fatturato.

L’insoddisfazione lavorativa porta a gravi conseguenze per la salute, stress, depressione, malattie, abuso di sostanze stupefacenti.

Il problema scrive la giornalista è che spesso ci si concentra più su come impressionare gli altri in nome di un avanzamento di carriera, nella convinzione che la reputazione di una persona sia esclusivamente basata sulla posizione lavorativa raggiunta, ciò porta a perdere di vista quelle che rende veramente felici.

Consigli utili se il proprio lavoro non piace

Tutti i lavori implicano impegno e sacrificio tuttavia quando si rientra a casa, un conto è sentirsi stanchi ma soddisfatti della propria giornata un conto è percepire che la posizione ricoperta non produce alcun beneficio sotto il profilo della realizzazione personale.

Se non ci si sente appagati del proprio lavoro è normale porsi delle domande, dubitare di sé stessi e delle proprie capacità. Questo tipo di situazione è particolarmente complessa da gestire per via del fatto che da un lato c’è l’esigenza di guadagnarsi uno stipendio per mantenere la propria famiglia, pagare mutuo e bollette dall’altro lato si vorrebbe vivere la vita diversamente, sentirsi realizzati e coltivare le passioni.

Come gestire questa situazione?

Fermarsi a riflettere

La prima cosa da fare è interrogarsi se il sentimento di insofferenza verso il proprio lavoro è momentaneo o ha radici profonde, è necessario quindi analizzare tutti gli aspetti che riguardano la propria vita così da comprendere se è realmente il lavoro a creare sconforto o ciò dipende da altri fattori. Nel momento in cui si realizza che è il lavoro il centro del problema, si può iniziare a pensare come modificare questo aspetto. In tal senso si potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di seguire le proprie passioni oppure avviare un’attività in proprio.

Individuare le cause del malessere

Dopo una prima analisi generale sulle cause dell’insoddisfazione in ambito lavorativo è utile e consigliato analizzare nel dettaglio le cause, chiedersi cioè se i problemi sono dovuti a carichi di lavoro troppo pensanti, al rapporto con i colleghi o alle mansioni svolte. Spesso un confronto diretto con coloro che reputi essere la causa del disagio è decisamente più indicato rispetto che lasciare le cose come stanno rischiando solo di renderle irreversibili.

Non prendere decisioni affrettate lasciando il proprio lavoro

Quando si è ponderato che l’attuale situazione lavorativa è insostenibile è consigliabile mettersi alla ricerca di un altro lavoro prima di licenziarsi. Un’attenta valutazione delle proprie capacità e dell’offerta lavorativa aiuta a chiarirsi le idee, solo dopo che si ha la certezza di un nuovo impiego si può iniziare con le pratiche del licenziamento e dei saluti ai colleghi.

Non farsi guidare dalle emozioni

Una volta analizzate le situazioni sia a livello generale che nel dettaglio, se si è arrivati alla conclusione che cambiare lavoro è la scelta giusta, è necessario che sia la ragione e non le emozioni a guidare le scelte. I cambiamenti fanno parte della vita di ogni uomo e necessitano di essere affrontati con lo spirito giusto. Le opportunità per reinventarsi sono innumerevoli e le capacità acquisite grazie ai percorsi di studio e lavorativi sono una buona base per ripartire.

Come gestire un lavoro che non piace

Quando la strada che si è deciso intraprendere è quella di continuare con il proprio lavoro anche se non piace, non è attinente con gli studi o il rapporto con i colleghi e datori di lavoro non è idilliaco è consigliato seguire alcune regole utili ad affrontare questa fase.

  1. Rimanere professionali
  2. Gratificarsi
  3. Dialogare e confrontarsi
  4. Avere un atteggiamento positivo
  5. Concentrarsi su ciò che c’è da fare
  6. Prendersi delle pause
  7. Pensa che stai facendo qualcosa di straordinario
  8. Essere proattivi

Vediamo più in dettaglio come potere gestire la situazione

Rimanere professionali

Fronteggiare ogni giorno situazioni che creano disagio all’interno dell’ambiente di lavoro può essere già di per sé un buon motivo per perdere la calma, ciò porta ad interfacciarsi in maniera sbagliata verso colleghi e datori di lavoro. Il risentimento verso gli altri però è necessario mantenerlo al di fuori del posto di lavoro così da non aggravare ancora di più la situazione. È importante in questi casi ricercare altre fonti dove utili a scaricare la tensione come ad esempio facendo sport o dedicando più tempo alla propria persona.

Gratificarsi

È necessario evitare quanto più possibile di essere coinvolti in un vortice depressivo, per ovviare a ciò è consigliabile uscire dalla routine casa – lavoro, lavoro – casa, concedendosi un regalo o una vacanza, gratificandosi in questo modo si riesce a toccare con mano i frutti del proprio lavoro convertendoli in spese magari rimandate da troppo tempo.

Dialogare e confrontarsi

Se non è possibile licenziarsi allora è necessario rimboccarsi le maniche e cercare di cambiare l’ambiente lavorativo. Grazie al dialogo e al confronto con i colleghi è molto facile che le proprie frustrazioni risultino condivise e sentite anche da chi lavora con te. Stringere rapporti all’interno del posto di lavoro rende la giornata meno pesante e influisce positivamente sull’umore.

Avere un atteggiamento positivo

A volte è difficile pensare positivo quando sembra che tutto vada storto eppure fare uno sforzo in questa direzione, non perdendo la speranza che le cose possano un giorno cambiare può solo portare benefici. I risvolti positivi sono evidenti sia agli occhi dei colleghi che vi vedranno come un punto di riferimento più che come una persona che si piange addosso sia all’interno delle mura domestiche dove lavorare costantemente nel mantenere un clima positivo mette al riparo da portarsi i problemi e i disagi lavorativi anche a casa.

Concentrarsi su ciò che c’è da fare

Focalizzarsi esclusivamente sugli aspetti negativi non porta ad alcun vantaggio se non si ricerca il modo per tramutarli in un qualcosa di positivo. È importante mantenere un corretto equilibrio, concentrandosi sulle attività che bisogna svolgere e portarle a termine senza mai perdere la testa.

Prendersi delle pause

Ognuno di noi ha bisogno di una pausa ogni tanto, è un momento in cui si interrompe il proprio lavoro utile a ricaricare le energie. Il consiglio è quello di sfruttare al massimo questi momenti, magari non passando la pausa pranzo leggendo le e-mail o pianificando le attività da fare appena la pausa sarà terminata. Concedersi un momento per staccare, respirare un po’ di aria all’aperto è sicuramente rigenerante.

Pensa che stai facendo qualcosa di straordinario

A nessuno piace cimentarsi in attività poco attinenti ai propri studi o attitudini, eppure in molti sono costretti a farle, per il bene verso i propri figli o i propri cari. Tutto ciò deve rendere orgogliosi perché non è da tutti riuscire in un qualcosa che non appaga.

Essere proattivi

Se non si trovano stimoli facendo il proprio lavoro bisogna trovare altre fonti che consentono di sentirsi realizzato. È possibile iscriversi ad un corso online per aumentare la propria formazione o iniziare a trasformare i propri hobby in una fonte di reddito.

Gli errori da non fare quando ci si licenzia

Quando si sono vagliate tutte le alternative possibili e si decide che l’unica soluzione è quella di licenziarsi e cambiare lavoro è importante osservare alcune regole. Nel caso in cui si è deciso per un taglio netto, senza prima essersi accertati di avere un nuovo posto di lavoro, il consiglio è quello di aggiornare il proprio curriculum e prepararsi ad affrontare colloqui di lavoro in maniera consapevole e corretta.

Ma cosa è assolutamente sconsigliato fare quando ci si licenzia?

Comunicare del nuovo lavoro prima che sia ufficiale

L’idea di intraprendere un nuovo lavoro e abbandonare il vecchio responsabile di stress e discussioni è una prospettiva che non si vede l’ora di comunicare al proprio datore di lavoro, è importante però mantenere la notizia riservata fino a quando non si è assolutamente convinti che si realizzi. Non è raro infatti che il corso degli eventi potrebbe improvvisamente interrompersi e costringere a dover fare un passo indietro, in questo caso ci si troverebbe in una situazione difficile da gestire con il tuo titolare ben consapevole delle vostre intenzioni.

Mentire dichiarando di avere un’offerta di lavoro vantaggioso per garantirsi un aumento

Provare ad ottenere un aumento di stipendio, utilizzando la falsa motivazione di aver ricevuto un’offerta migliore può essere controproducente, è possibile infatti che si peggiori ulteriormente le cose, in quanto il titolare potrebbe sia accettare di farvi partire senza alcuna controproposta sia potrebbe iniziare a dubitare della vostra dedizione sul posto di lavoro.

Screditare la società per cui si lavora, il titolare e i colleghi

Almeno che il nuovo lavoro non sia dall’altro capo del mondo, è plausibile pensare che la nuova collocazione sia simile alla precedente, se le capacità ad esempio sono nel ramo della programmazione informatica è possibile che il nuovo lavoro sia nello stesso settore. Screditare il vecchio lavoro può ritorcersi contro quando colleghi e amici in comune diffondono il vostro pensiero.

Non comunicare per tempo le vostre intenzioni

In fondo, lavorare permette di avere le risorse per vivere, l’esperienza che si appresta ad abbandonare non può essere del tutto negativa, molte persone che ti circondano non hanno alcuna responsabilità, lasciare tutti i colleghi senza preavviso può minare la reputazione e non è una pratica elegante. Nonostante sia uno sforzo comprensibile quello di dover comunicare le vostre intenzioni è preferibile farlo, così da lasciare un ricordo positivo sulla vostra persona.

Portare via i documenti personali dal vostro PC

La postazione lavorativa soprattutto se accompagna la giornata del lavoratore da diversi anni può essere piena di documenti e oggetti personali, sia all’interno del PC sia sulla scrivania. Ricordarsi di portare via con sé tutto ciò che appartiene è di fondamentale importanza in quanto difficilmente ci sarà modo di recuperare le proprie cose in futuro.

Come trovare le proprie passioni e indirizzarle verso un nuovo lavoro

Il sogno di tutti è trovare un lavoro un lavoro perfettamente in linea con le proprie passioni, come farle emergere? Thrive Global, società americana che fornisce strumenti per supportare le persone alle prese con stress ed esaurimento da lavoro, ha pubblicato un articolo utile ad individuare le proprie passioni. Il punto di partenza è la consapevolezza che la chiave per il successo è in sé stessi. La maggior parte delle persone non ha idea di ciò che vuole fare della propria vita, perché non si interroga sul percorso che sta vivendo.

Per capire quali sono la propria passione bisogna farsi delle domande: Cosa vuoi dalla vita? Perché fai quello che fai? Cosa ti obbliga ad alzarti ogni mattina? Essere chiari con sé stessi è il primo passo per capire i propri obiettivi e direzionarli verso un’attività lavorativa.

Avere ben in mente quali sono le proprie passioni permette di avere l’energia necessaria per raggiungere i propri obiettivi.

È utile in tal senso porsi alcune domande: Cosa ti ispira? Quali attività cioè ti rendono vivo. Quando ti sei sentito felice l’ultima volta, cosa stavi facendo? Quali sono i tuoi punti di forza?

Rispondere a queste domande aiuta a fare chiarezza sulle proprie passioni e i propri obiettivi e raggiungerli permetterà di comprendere a pieno la citazione del filosofo cinese Confucio: ”Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neanche un giorno in tutta la tua vita.

Cosa si ricerca in un lavoro

Quali sono i fattori che un dipendente ricerca in un datore di lavoro e quali sono le aziende più attrattive del panorama italiano? È la domanda che si è posta Randstand, multinazionale olandese che si occupa di ricerca, selezione e formazione del personale. L’azienda fondata nel 1960 ha 300 filiali solo in Italia e 2300 dipendenti. Nel 2019 ha condotto un’indagine in 32 Paesi nel mondo, intervistando oltre 20.000 persone e analizzando 6162 aziende. In Italia sono state eseguite 7.70 interviste tra il 4 dicembre 2018 e il 2 gennaio 2019. Il rapporto completo lo potete trovare a questo link.

Il campione degli intervistati risulta diviso equamente tra uomini e donne di età compresa tra 18 e 64 anni. La maggior parte degli intervistati possiede un diploma come titolo di studio, i laureati e lavoratori altamente qualificati rappresentano meno del 40%. La situazione occupazionale è composta da dipendenti, autonomi, temporanei, disoccupati, casalinghi e studenti.

Nella scelta di un lavoro, gli italiani che hanno partecipato al sondaggio dichiarano di ricercare:

  • Work-life balance, un rapporto cioè bilanciato tra l’attività lavorativa e la vita privata è una priorità per il 53% degli intervistati.
  • Un’atmosfera di lavoro piacevole è ricercata dal 52% del campione analizzato.
  • Retribuzione e benefit sono due aspetti presi in seria considerazione dal 47% degli intervistati.
  • Sicurezza del posto di lavoro, il 46% del campione analizzato ritiene quest’aspetto molto importante.
  • Per il 36% degli intervistati, la possibilità di avanzamento di carriera rappresenta un requisito che orienta le proprie scelte in ambito lavorativo.
  • Il 34% del campione analizzato giudica importante la solidità finanziaria dell’azienda.
  • Ricevere percorsi formativi che consentano l’aumento delle proprie capacità è un aspetto fondamentale per il 34% dei lavoratori.
  • Il 30% degli intervistati ricerca forme di contratto flessibili.
  • Solo il 27% si sofferma ed è influenzato dalle attività dell’azienda, più di 7 persone su 10 mettono in secondo piano il proprio interesse verso le attività che svolge l’attività per cui lavorano.L’ubicazione del posto di lavoro, rispetto la residenza del lavoratore, influisce sulle scelte per il 24% degli intervistati.

Inoltre, il 29% degli italiani preferisce lavorare per una multinazionale, dall’analisi dei dati incrociati si riscontra che solo il 6% degli italiani vorrebbe lavorare o lavora per una start-up ma la percentuale cresce al 10% tra la “gen z” i giovani cioè tra 18 e 24 anni. Sono invece la generazione “boomers” (55 – 64 anni) coloro che per hanno meno preferenze riguardo il tipo di azienda il 19% contro una media dell’11%.

La preferenza di lavorare per una multinazionale è data dalla percezione finanziaria solida e sana, dalla visibilità e dalla sicurezza del posto di lavoro. Quando la preferenza ricade per una piccola e media imprese o per un’impresa individuale è per via dall’atmosfera di lavoro piacevole data dall’equilibrio tra vita lavorativa e privata e dalle disposizioni flessibili. Il 6% degli intervistati che dichiara di voler lavorare per una start-up dice di essere attratto dal contenuto interessante e dall’atmosfera lavorativa.

Dalla ricerca emerge che le tre aziende più attrattive sono la Ferrero, multinazionale specializzata in prodotti dolciari, fondata nel 1946, con il 78,5% delle preferenze, seguita dalla casa automobilistica tedesca BMW con il 73,5% delle preferenze e dalla Lamborghini storico marchio automobilistico italiano con il 72,6% delle preferenze.

La fine della fedeltà dei dipendenti

TINYPulse è un’azienda specializzata in software dedicati al coinvolgimento dei dipendenti interamente in cloud. I software forniscono attraverso dei sondaggi anonimi compilati dai dipendenti in tempo reale informazioni riguardo lo stato d’animo quali felicità, stanchezza, frustrazione. Lo scopo è quello di fornire alle aziende gli strumenti per mettere i lavoratori nelle migliori condizioni possibili al fine di ottenere un elevato rendimento, venire incontro alle loro esigenze e minimizzare i tassi di abbandono.

Nel report stilato nel 2019 dalla stessa TINYPulse dal titolo “The end of Employee Loyalty”, “La fine della fedeltà dei dipendenti”, si evince come il tasso di abbandono del posto di lavoro è in aumento principalmente perché le aziende appaiono distanti rispetto le esigenze dei propri lavoratori.

Lo studio dimostra come avere lavoratori entusiasti aumenta la produttività e i profitti e come un ambiente di lavoro funzionale anche ai momenti di svago durante le pause non fa altro che portare benefici all’azienda.

Secondo i dati raccolti da TINYPulse basati su un campione di 25.000 dipendenti e 20 aziende situate in America, Europa, Asia e Australia, gli impiegati sono sempre meno legati al proprio posto di lavoro. Il 43% sarebbe disposto a lasciare la propria azienda per un contratto superiore del solo 10%. Inoltre, se da un lato il 39% dei manager ritiene che la gestione all’interno dell’azienda in cui lavora sia trasparente, tra i dipendenti la percentuale scende al 22%. La ricerca riporta una lunga serie di dati allarmanti, il 44% dei lavoratori non ritiene di avere sufficienti opportunità per avanzare di carriera, solo un quarto ritiene che il suo lavoro sia valorizzato e apprezzato e solo il 9% ritiene che i propri colleghi siano felici.

Quali sono le maggiori criticità segnalate dai dipendenti?

  • Problemi tecnici legati ai software e ad altri strumenti;
  • Interruzioni e rallentamento delle piattaforme per la pianificazione del lavoro e ambienti di lavoro rumorosi;
  • Scarsa comunicazione con il management, mancanza di formazione adeguata e scarse informazioni;
  • Sistemi e processi poco organizzati che causano perdite di tempo;
  • Decisioni sbagliate da parte dei titolari e cattiva leadership;
  • Mancanza di flessibilità e scarse opportunità lavorative;
  • Carichi di lavoro troppo elevati e risorse insufficienti;
  • Favoritismi all’interno degli uffici;
  • Clienti troppo esigenti;
  • Troppe riunioni;

Molte criticità appaiono di facile risoluzione tuttavia è indispensabile individuarle prima che sia troppo tardi, spiega il rapporto, i dipendenti necessitano di essere ascoltati ed è per questa esigenza che il software della TINYpulse viene incontro alle aziende.

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