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I NEET, la generazione perduta di cui pochi parlano

Giovani senza lavoro e senza speranze, rappresentano una deriva sociale e le implicazioni in termini di perdita economica e welfare sono allarmanti.

Un’analisi generale sui giovani disoccupati di oggi.

I giovani sono il futuro, non solo in Italia ma anche in Europa. Portatori di nuove idee e nuovi temi.

Se da un lato, il mondo giovanile è oggi rappresentato da Greta Thunberg che a soli 17 anni è un’icona per il suo impegno da attivista nell’ambito dello sviluppo sostenibile e del cambiamento climatico; a rappresentare l’estremo opposto, c’è la Neet Generation, l’acronimo inglese di (Young people) Neither in Employment nor in Education or Training, cioè una sterminata schiera di giovani disoccupati che non lavorano e non sono alla ricerca di un lavoro, non studiano e non sono impegnati in attività di formazione.

Sono milioni in Europa i giovani disoccupati che non lavorano e non studiano.

Una stima della portata del fenomeno è stata condotta sia Eurostat che a partire dal 2008 ha preso come riferimento i giovani di età compresa tra i 20 e i 34 anni, che dall’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) che ha analizzato la situazione lavorativa giovanile compresa tra i 15 e 24 anni.

Le enormi implicazioni di questo fenomeno, ha portato le agenzie per i rilevamenti statistici a raccogliere ed analizzarne i dati.

Questi giovani disoccupati non avendo cercato un lavoro nell’ultimo mese, di fatto non sono rilevati dal tasso di disoccupazione, da qui l’esigenza di un nuovo indicatore statistico.

Giovani NEET per occupatione - statistica 2008 e il 2018
Giovani NEET per occupatione – statistica 2008 e il 2018

È un fenomeno che coinvolge tutti i maggiori paesi europei, con l’Italia al primo posto di questa non invidiabile classifica.

Secondo gli ultimi dati disponibili Eurostat del 2018, ci sono in Europa un totale di quasi 15 milioni di giovani senza lavoro e senza la volontà di cercarlo. Un dato altissimo che ha raggiunto il suo picco nel 2013 e che oggi è in debole flessione.

L’Italia ha il maggior numero di giovani disoccupati tra i maggiori paesi europei.

Giovani NEET per età - statistica tra il 2008 e il 2018
Giovani NEET per età – statistica tra il 2008 e il 2018

L’accurata analisi statistica condotta da Eurostat, dimostra come la fascia d’età maggiormente coinvolta è compresa tra i 25 e 34 anni dove oltre il 20% dei giovani è senza lavoro. Un dato spiegabile dal fatto che prima dei 25 anni, molti giovani sono ancora impegnati nel percorso di studio.

Ragazzo tra i 20 e 34 anni non occupati o in formazione, suddivisi per sesso, 2018

I dati raccolti mostrano come le donne siano maggiormente coinvolte dal fenomeno rispetto agli uomini. Il dato europeo mostra come oltre il 30% delle donne comprese tra i 20 e 34 anni sia appartenente alla Neet Generation. L’Italia è prima in questa non edificante classifica tra i paesi più sviluppati del vecchio continente. Le percentuali sono allarmanti e comprese tra il 20% e il 35%. Oltre il 30% delle donne italiane tra i 20 e 34 anni è senza lavoro.

Ripercussioni economiche dovute alla disoccupazione giovanile.

La Neet generation, secondo i dati raccolti da EuroFund, un’agenzia specializzata sull’analisi delle condizioni di vita e di lavoro della popolazione, nel 2011 ha generato un costo per l’Unione Europea, in termini di Pil non realizzato e welfare, pari a €153,013,053,902; cioè oltre 153 miliardi di euro.

Un dato che equivale al 1.21% del l’intero prodotto interno lordo dell’Eurozona.

Sebbene l’ultima ricerca sia stata condotta nove anni fa, è sufficiente dare uno sguardo alla situazione attuale per rendersi conto come il fenomeno della disoccupazione giovanile sia ancora oggi è fortemente presente.

L’Italia è il paese che più sta fronteggiando la portata di questo fenomeno con un’entrata non realizzata di oltre 32 miliardi.

La Neet Generation genera un costo per l’Unione Europea pari a 152 miliardi di Euro.

Il percorso formativo è ancora importante? Quali sono le categorie maggiormente a rischio?

Nonostante i giovani disoccupati comprendano un’eterogeneità di soggetti; sussiste una correlazione positiva tra il titolo di studio e le possibilità di trovare un impiego. In altre parole, un laureato ha maggiori possibilità di inserimento nel mondo del lavoro rispetto chi ha interrotto precocemente il percorso di studi.

Chi vive di aree economicamente svantaggiate ha quasi il doppio di probabilità di non trovare lavoro.

I dati raccolti dall’EVS (European Values Survey), dimostrano come in Europa, coloro che soffrono di una disabilità, hanno il 40% in più di possibilità di entrare nella categoria NEET; un giovane che invece è entrato in Europa con lo status di immigrato ha il 70% di possibilità in più di rimanere disoccupato; chi vive in aree economicamente svantaggiate ha quasi il doppio di probabilità di non trovare lavoro; coloro che provengono da una famiglia con un basso reddito sono infine maggiormente esposti alla disoccupazione giovanile.

Per queste ragioni, le politiche europee e nazionali rivolte ai senza lavoro, consistono in approcci differenziati a seconda della provenienza, status sociale e grado di disabilità.

I Neet in Italia, quali le risposte della politica.

L’Italia è tra i paesi maggiormente interessati al fenomeno NEET. Al tasso disoccupazione giovanile, piaga del paese sin dalle prime rilevazioni statistiche, si aggiunge l’indicatore NEET, che riporta dati ben più alti.

Le motivazioni all’origine di questo problema sono tante e hanno radici profonde. Ad influire negativamente sui dati non è da trascurare il fatto che l’Italia adotti il così detto sistema d’istruzione sequenziale, cioè non prevede alcuno strumento che permetta al giovane di acquisire una formazione professionale prima di aver completato il percorso di studi.

Nel 2014, il Governo Italiano grazie ai fondi provenienti dall’Unione Europea ha lanciato il programma: Garanzia Giovani. Con 1,5 miliardi di euro a disposizione finalizzati a diminuire il numero di giovani disoccupati in Italia.

I risultati non hanno ottenuto gli effetti sperati, a trovare un posto di lavoro sono state solo 225.990 persone, i senza lavoro tra i giovani sono ancora ben oltre i 2 milioni. Inoltre le politiche in tal senso sembrano essere inefficaci considerato che si è registrato un calo dei contratti a tempo indeterminato.

Sono quasi 10 miliardi di euro i fondi messi a disposizione per contrastare la disoccupazione in Italia.

L’Italia è un paese fortemente eterogeneo e i dati sulla disoccupazione giovanile differiscono di molto a seconda della posizione geografica di riferimento. Il Nord-Ovest è l’area maggiormente sviluppata dove i giovani senza lavoro sono in linea con i più sviluppati paesi europei, il profondo sud invece come storicamente risaputo, fa molta fatica a contrastare il fenomeno.

In parallelo al programma Garanzia Giovani, nel 2019 è stato varato il “reddito di cittadinanza”, provvedimento simbolo del movimento politico 5 stelle. Una misura volta a contrastare la disoccupazione, la povertà, le disuguaglianze e il lavoro nero, oltre che offrire percorsi di formazione così da agevolare l’inserimento nel mondo del lavoro. Nella riforma originaria, era prevista una profonda ristrutturazione dei Centri per l’Impiego, così che potessero diventare effettivamente un ente capace di offrire opportunità lavorative.

Il reddito di cittadinanza ha diminuito il numero di giovani disoccupati?

I primi risultati di questo provvedimento, mirato al contrasto della disoccupazione giovanile, sono contrastanti. I sindacati dichiarano che a fronte di tre miliardi investiti dallo stato nel primo anno dall’entrata in vigore, solo mille persone hanno trovato lavoro rispetto una platea di oltre 700.000 beneficiari.

L’Anpal (Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro) invece sostiene che 18 mila persone hanno stipulato un contratto di lavoro, di queste il 69% attraverso un contratto a tempo determinato. Inoltre solo il 40% dei richiedenti ha le caratteristiche per procedere all’avviamento del programma.

I giovani, appartenenti alla categoria Neet sono vari e non solo esclusivamente collegati ad una bassa istruzione ricevuta.

Sono presenti giovani appena usciti dal mondo accademico, laureati cioè, forse disillusi dalla possibilità di trovare un lavoro che soddisfi a pieno le loro competenze; molti di loro dopo un breve periodo di ricerca, scoraggiati, affrontano lunghi periodi di inattività, prima di iniziare ad accontentarsi di qualsiasi lavoro.

Molti giovani disoccupati sono laureati

Vi sono poi tanti giovani che invece non hanno conseguito alcun titolo di studio e passano le loro giornate arrangiandosi con piccoli lavoretti non regolarizzati che quindi sfuggono al controllo statistico.

Non è da sottovalutare inoltre il fenomeno del lavoro nero.

Per quanto sia impossibile sapere con precisione la portata del lavoro nero in Italia, sfuggendo per stessa definizione a controlli di ogni tipo; si stima che i lavoratori irregolari siano intorno ai 3.5 milioni, cioè il 15.6% di tasso di irregolarità.

Un dato enorme che in termini economici vale circa 210 miliardi di euro, il 12,4% del Pil, con il Mezzogiorno maggiormente colpito dal fenomeno e il Veneto come regione più virtuosa.

Le persone disposte ad accettare condizioni lavorative non regolarizzate da un contratto, oltre che gli irregolari, sono i giovani, desiderosi di uscire dalla condizione di senza lavoro e bisognosi di una fonte di entrata.

Un giovane disoccupato è più incline ad accettare un lavoro non regolarizzato.

Secondo i dati Eurispes, in Italia i ragazzi compresi tra i 18 e i 24 anni che lavorano in nero sono quasi il 50%. Una percentuale che si riduce al 35% per i giovani tra i 24 e 35 anni.

Sono composti da studenti, precari alla ricerca di qualsiasi occupazione e oltre la metà invece sono giovani disoccupati alla ricerca del primo impiego.

Di fronte a questi dati è necessario un profondo cambiamento che riguardi il mercato nel lavoro nel suo insieme; politiche contro il lavoro nero, politiche a tutela dei Neet, azioni mirate a seconda del settore e dell’area geografica di riferimento.

La disoccupazione giovanile è una piaga del paese Italia ma come tanti problemi complessi si risolve solo attraverso un agire comprensivo.

Perché la disoccupazione giovanile è così alta?

Uno dei principali motivi legati alla massiccia presenza di giovani senza lavoro risiede nel fatto che una volta usciti dalle scuole, i giovani dimostrano di non avere le competenze che le aziende richiedono.

In altre parole c’è una mancanza di correlazione tra ciò che viene insegnato tra i banchi di scuola (la teoria) e ciò che richiedono le aziende dai propri lavoratori (la pratica).

Un’affermazione questa confermata dal sondaggio condotto da “Rapporto giovani”.

I risultati mostrano come solo meno del 40% degli intervistati ritiene la scuola efficace nella ricerca di un lavoro, meno del 33% ritiene di aver ricevuto le conoscenze adeguate. Solo il 10% è riuscito a trovare occupazione grazie ai Centri per l’Impiego, il che denota tutte le carenze dell’ente.

Quasi la metà dei giovani pur di uscire dallo status di senza lavoro, accetta mansioni differenti rispetto la formazione ricevuta

Possibilità d’impiego per un giovane disoccupato.

Bonus assunzioni 2020 NEET

La legge di bilancio 2020, per incentivare l’assunzione di giovani disoccupati, prevede incentivi contributivi per il datore di lavoro.

Il contratto di lavoro stipulato può essere a tempo indeterminato, determinato o in apprendistato.

Il bonus è valido dal 1° gennaio fino al 31 dicembre 2020.

In particolare:

  • Contratti a tempo indeterminato anche sottoforma di somministrazione; è previsto uno sgravio fino a 8.060€ che decorre dalla data di assunzione
  • Contratti di apprendistato, anche stagionali dove previsti dal CCNL della durata pari o superiore a 12 mesi;
  • Contratti a tempo determinato anche a scopo di somministrazione, della durata minima di 6 mesi; è previsto un esonero contributivo pari al 50% della contribuzione previdenziale fino a 4.030 annui.

Assunzioni di un socio lavoratore di una cooperativa.

Gli incentivi non sono cumulabili con altre agevolazioni già in essere.

Il Volontariato

Di fronte ad uno stato di emergenza, un giovane senza lavoro può dedicarsi al volontariato, esiste ed è largamente praticato da giovani disoccupati propensi ad utilizzare il tempo in favore degli altri, collaborando con associazioni di volontariato.

Giovani disoccupati possono dedicare il loro tempo alle altre persone.

Ad esempio la Regione Toscana ha promosso un progetto chiamato “GiovaniSi“. Si tratta di un Bando che viene in aiuto ai Neet.

Consiste in 17 progetti attuati nel territorio regionale che attraverso le associazioni e le cooperative sociali ha dato modo a 2 mila giovani senza lavoro di intraprendere un percorso di formazione così da facilitarne l’ingresso nel mondo del lavoro. L’obiettivo è quello di offrire opportunità nell’ambito del lavoro, dello studio e della formazione.

L’impegno di UNICEF

Il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) ha condotto un’interessante ricerca che mira a definire il quadro generale dei NEET.

La ricerca condotta nel 2019, si pone l’obiettivo di comprendere il fenomeno della disoccupazione giovanile, analizzando le cause e offrendo gli strumenti necessari a contrastare il fenomeno.

UNICEF inoltre promuove il progetto NEET Equity che mira ad includere i ragazzi nel mondo del lavoro attraverso azioni sistemiche e multidimensionali. L’obiettivo è offrire l’opportunità ai giovani disoccupati di utilizzare le proprie idee ed energie per un mondo migliore.

Il progetto mira alla riduzione della povertà e dell’esclusione sociale. Si tratta cioè di politiche sociali. Lo slogan del progetto è “Non siamo in fuorigioco”, mira a valorizzare la conoscenza e il talento.

Intende inoltre promuovere le politiche in favore dell’inclusione, tenendo fede all’art20 della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

UNICEF riconosce che il talento è universale, mentre le opportunità no, offre quindi un’opportunità ai ragazzi disoccupati di essere cittadini attivi.

Il progetto NEET Equity coinvolge 300 ragazzi e ragazze disoccupati, residenti nelle città di Napoli, Carbonia e Taranto, è iniziato nel maggio 2018 si concluderà nel 2020.

L’agricoltura sociale

Il settore dell’impresa sociale è particolarmente attento alla tematica NEET, offre l’opportunità ai giovani disoccupati di mettersi alla prova attraverso attività in aziende agricole.

Un’esperienza aperta a tutti, è sufficiente compilare un modulo presente sul sito: https://www.kairoscoopsociale.it/voglio-fare-agricoltura-sociale/

Kairos offre un’alternativa ai giovani senza lavoro, l’obiettivo è quello di creare fiducia verso il futuro e progettare la propria vita.

Passare giornate all’aria aperta, occupandosi di attività agricole permette di avviarsi verso l’integrazione e il sociale. I risultati del progetto sono incoraggianti, molti giovani sono riusciti dopo quest’esperienza a trovare un posto di lavoro oppure hanno iniziato un’attività di volontariato o servizio civile.

Il programma NeetWork

Un giovane disoccupato di età compresa tra i 18 e 24 anni, residente in Lombardia, con solo la licenza media e non iscritto a Garanzia Giovani, può aderire al programma NEETwork. Un’esperienza di tirocinio retribuito della durata di 4 o 6 mesi presso un’organizzazione No Profit.

L’impegno dell’organizzazione sarà quello di offrire un tirocinio il più vicino possibile alla residenza. Dei tutor seguiranno il ragazzo nel percorso di formazione ed è previsto il rilascio di una certificazione che attesti le competenze conseguite.

Con oltre 500 proposte attive, l’iniziativa risulta essere un serio incentivo per i giovani senza lavoro. Durante l’attività di tirocinio, è previsto un compenso di 100€ al mese e il versamento dei contributi INAIL.

Tutte le informazioni sono disponibili consultando: https://www.neetwork.eu/

Corsi di formazione gratuiti per i NEET

Il bando Garanzia Giovani 2, “Formazione per l’inserimento lavorativo”, si rivolge ai giovani disoccupati tra i 18 e 29 anni. Una misura che ha l’obiettivo di inserire il giovane nel mondo del lavoro, permettendogli di conseguire una preparazione adeguata attraverso un corso di formazione gratuito.

Si possono trovare tutti i riferimenti consultando: https://www.garanziagiovani.gov.it

Conclusioni

L’analisi statistica ed economica del fenomeno NEET è nata dall’esigenza di rendere quanto più vicini alla realtà i dati sul tasso di disoccupazione giovanile. I rilevamenti condotti dalle agenzie quali Eurostat e EuroFund ci permettono oggi di avere una chiara idea sulle implicazioni di questo fenomeno.

Le situazioni socio-economiche, sociali e familiari variando da zona a zona si riflettono sui risultati. L’evidenza dimostra che le categorie maggiormente a rischio disoccupazione giovanile sono gli abitanti del mezzogiorno, le donne e gli stranieri.

Le politiche rivolte al contrasto dei NEET sono messe in atto dai legislatori a tutti i livelli; dall’Europa, agli stati fino alle regioni. Le ripercussioni economiche si riflettono sull’andamento del PIL e quindi sulla crescita del paese, tuttavia i dati vanno armonizzati in base al contesto territoriale preso come riferimento.

Le iniziative in favore dei giovani disoccupati sono promosse dall’Europa, dagli Stati, dalle regioni ma anche molti enti privati promuovono iniziative mirate all’inserimento del giovane nel mondo del lavoro.

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