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Le difficoltà dei reclutatori di personale

L’industria del reclutamento personale è arrivata ad uno snodo cruciale.

Secondo una recente statistica del Bureau of Labor, il tasso di disoccupazione negli Usa è sceso al 3,7% ad ottobre 2018, toccando un minimo storico dal 1969. Questo significa che raramente c’è stato un momento migliore per essere un lavoratore negli Stati Uniti, ma al contempo il lavoro del recruiter si è complicato non poco.

Nuove strade per reclutare talenti

Ovviamente questo cambiamento di scenario impone una svolta anche per i recruiter, che devo ingegnarsi per trovare nuove strade ai fini del raggiungimento del loro obiettivo.

Tutto quello che valeva negli anni passati è destinato a cambiare repentinamente ed una recente indagine tra i recruiter americani ha portato a risultati interessanti, che potrebbero essere un’anticipazione di quello che potrebbe accadere anche in Europa.

Uno dei dati che salta maggiormente all’occhio è il mutamento delle metriche di valutazione dei candidati: ora un reclutatore è maggiormente attento al tasso di fidelizzazione potenziale di un candidato verso l’azienda, ed in genere alle qualità non esclusivamente tecniche del candidato, per assicurarsi che le aziende oltre ad assumere di più assumano anche meglio.
Il calo della disoccupazione ha comunque spostato il baricentro verso i lavoratori. Quindi anche la dinamica di rapporto tra candidati e recruiter è stato stravolto.

Infatti adesso sono i selezionatori del personale che devono impegnarsi nella ricerca in maniera maggiore rispetto a prima. E devono farlo percorrendo nuove strade fino ad ora inesplorate.

L’impatto maggiore di questa nuova era arriva ovviamente dai social network, e nuovi canali come Instagram stanno crescendo in popolarità sia tra chi cerca lavoro che tra i recruiter.

Inoltre una volta contattati, avendo un buon numero di possibilità a disposizione, i candidati non si accontenteranno di una semplice buona offerta, pertanto uno dei nuovi obiettivi del recruiter è quello di rendere sempre più veloce il processo di inserimento nell’azienda del potenziale neo assunto, migliorando anche i processi nella fase di onboarding.

Nuove sfide per il reclutamento

Alla luce di queste considerazioni i recruiter statunitensi provano a tracciare un’immagine del futuro nel loro ambito professionale.

Il 74% di loro crede infatti che la ricerca di nuovi candidati diventerà ancor più competitiva nel corso del prossimo anno, mentre il 31% è ancora convinto che il quality hire (una metrica complessa che valuta la qualità del candidato) sia la caratteristica fondamentale da ricercare. Si fa sempre più strada però la percentuale di coloro che credono che il fattore più ricercato per le aziende sia il cosiddetto retention rate, cioè il tempo di permanenza di un candidato in una singola azienda.

Oltre a queste metriche incentrate sui desideri delle aziende clienti dei recruiter, i selezionatori si sono espressi anche sulle nuove tecniche di reclutamento.

Il 25% di loro afferma infatti di investire nei nuovi social media come Instagram, soprattutto per raggiungere i contatti dei millennials che si stanno affacciando al mondo del lavoro. Inoltre un dato ancora più interessante è che ben l’88% dei reclutamenti on line, ottengono un giudizio positivo dai giovani candidati, dimostrando l’efficacia di questa nuova possibilità.

Tutti questi dati dimostrano un cambiamento globale del mondo del lavoro statunitense, e quindi una probabile tendenza anche in Europa nei prossimi anni. La differenza maggiore resta quella di un potere negoziale che si sta spostando sempre di più verso il lavoratore, con in recruiter che nel corso del 2018 hanno registrato un aumento delle trattative salariali dei propri candidati nel 75% dei casi.

La nascita di nuove figure, sempre più ricercate, e una robusta ripresa economica, hanno quindi portato il mercato americano a ribaltare i rapporti di forza tra imprese e lavoratore, costringendo anche i reclutatori a variare le loro metriche di lavoro.

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